BRUXELLES – La legge italiana del 2010 sulle concessioni per il gioco d’azzardo è in linea con il diritto Ue purché vengano rispettate determinate condizioni che spetta al giudice nazionale valutare. E sembra essere questo il caso. E’ quanto ha stabilito la Corte di giustizia Ue in merito al ricorso della società britannica Global Starnet Ltd, ossia l’ex B Plus Giocolegale Ltd, concessionaria italiana per le slot machines, che ha fatto causa dopo l’introduzione nel 2010 di una nuova legge che imponeva condizioni meno buone rispetto alla concessione vinta nel 2009.
Secondo i giudici Ue la legge italiana in questione “è compatibile con il diritto dell’Unione purché sia giustificata da obbiettivi costituenti motivi imperativi d’interesse generale e imponga, per raggiungere tali obiettivi, il minor sacrificio possibile dei diritti dei concessionari”. E queste “devono essere valutate dal giudice nazionale”. In base all’analisi della Corte le nuove condizioni “costituiscono un ostacolo alla libertà di stabilimento” nella misura in cui “possono limitare i ritorni sugli investimenti”, ma queste risultano essere giustificate da “motivi imperativi di interesse generale” oltre ad essere proporzionate. Per Lussemburgo, infatti, “le restrizioni introdotte dalla normativa italiana potrebbero ritenersi giustificate dallo scopo di migliorare la solidità economico-finanziaria dei concessionari e di rafforzarne l’affidabilità e l’onorabilità, nonché dallo scopo di combattere la criminalità”. E “le disposizioni nazionali in questione sembrano idonee” e “non paiono andare oltre quanto strettamente necessario” a raggiungere questi scopi. La Corte esclude infine che la legge del 2010 violi il principio di legittimo affidamento dei concessionari, dato che c’è un periodo transitorio prima della sua entrata in vigore.