STRASBURGO – “La Russia ha violato numerosi diritti delle Pussy Riot, condannando e detenendo le tre” esponenti del collettivo di attiviste da sempre critiche nei confronti di Putin “per la loro performance nella cattedrale di Mosca nel 2012”. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza che diverrà definitiva tra 3 mesi se le parti non faranno ricorso. La Corte di Strasburgo ha affermato che la Russia ha violato il diritto alla libertà d’espressione delle tre componenti del gruppo punk Pussy Riot, Mariya Alekhina, Nadezhda Tolokonnikova, e Yekaterina Samutsevich, perché la loro condanna “per aver semplicemente indossato vestiti sgargianti, agitato le braccia e le gambe e aver utilizzato un linguaggio colorito, senza aver tuttavia analizzato il testo della canzone e il contesto della loro performance è stata di una severità eccezionale”.
Inoltre i giudici hanno sostenuto che il divieto d’accesso su internet al video che avevano registrato ha costituito una “violazione della loro libertà d’espressione”, in quanto i tribunali nazionali non hanno detto perché la misura era necessaria”. La Corte di Strasburgo ha inoltre rilevato altre tre violazioni dei diritti delle tre donne, tutte connesse alle condizioni in cui sono state trasportate dal carcere al tribunale, alle ‘misure di sicurezza’ adottate in aula, e ai 5 mesi di carcere preventivo che hanno subito in attesa del giudizio.