BRUXELLES – Tagliare gli sprechi alimentari pro-capite dal 2020 al 2030 in ristoranti, mense e famiglie, e del 10% nell’industria alimentare. Sono gli obiettivi obbligatori nazionali proposti dalla Commissione europea in una riforma mirata della direttiva sui rifiuti. Quasi (131 kg/abitante) vengono sprecate ogni anno nell’Ue, con un valore di mercato stimato di 132 miliardi di euro, ricorda una nota della Commissione europea. Oltre la metà dello spreco (53%) è generato dalle famiglie, seguite dal settore di trasformazione e manifatturiero (20%).Secondo le stime della Commissione europea, raggiungere gli obiettivi proposti significherebbe risparmi per per una famiglia tipo di quattro persone. Una revisione è prevista nel 2027 per verificare la possibilità di accelerare, visto che l’Ue e gli Stati membri hanno sottoscritto l’obiettivo di sviluppo sostenibile Onu sul dimezzamento dello spreco alimentare entro il 2030.La Commissione avanza anche l’idea di un sistema comune e obbligatorio per i produttori per contribuire alla raccolta differenziata degli scarti tessili. L’intervento anticipa anche la già prevista entrata a regime, dal 1° gennaio 2025, , con responsabilità estesa al produttore. In pratica, le norme riguardano il sistema con cui i produttori finanzieranno investimenti in capacità di raccolta differenziata, cernita, riutilizzo e riciclaggio.I tessili usati dovranno essere selezionati in primo luogo per il riutilizzo e, ove ciò non fosse possibile, . Le nuove regole chiariscono la definizione di rifiuto tessile o riutilizzabile, per frenare le frodi all’esportazione di rifiuti tessili verso paesi che non sono attrezzati per gestirli. L’Ue, ricorda la Commissione europea in una nota, genera . Abbigliamento e calzature da soli rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, pari a 12 kg di rifiuti pro capite ogni anno. Attualmente dei rifiuti tessili post-consumo viene raccolto separatamente per essere riutilizzato o riciclato.