La studentessa di 15 anni suicida potrebbe essere stata vittima di un caso di revenge porn. Una situazione che non ha retto fino a farla finita, impiccandosi con la corda di una altalena nelle campagne della Città dei Mosaici, in contrada Malcristiano dove viveva con la sua famiglia. Una studentessa serena che amava la pallavolo e con tanti amici con cui trascorrere i momenti di spensieratezza.
La Procura della Repubblica di Enna ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e l’indagine è affidata ai poliziotti che subito dopo la costatazione della morte della studentessa hanno iniziato a sentire i compagni di scuola per ricostruire le ragioni che hanno indotto la quindicenne ad uscire prima dell’orario scolastico con la scusa di un malessere. Un’uscita anticipata dopo aver avuto un alterco con una compagna d’istituto. E poi la voce insistente di video e foto intime della vittima che da qualche giorno starebbero circolando negli smartphone dei giovani piazzesi. Dal cellulare della quindicenne e dai profili social gli investigatori vogliono ricostruire tutta la storia finita in tragedia. Dispositivi informatici che saranno affidati ad un consulente della procura che verrà nominato nelle prossime ore.
Ieri mattina nonostante lo sgomento e la tristezza i giovani dell’Iis Majorana – Cascino, che comprende la sezione del Liceo Scientifico frequentato dalla ragazza di origini cubane da parte di madre, si sono recati a scuola dove ad accoglierli c’era la dirigente scolastica Lidia Di Gangi. Prima di varcare l’edificio di Piano Sant’Ippolito gli alunni hanno voluto pregare nella vicina chiesa della Madonna della Grazie. I rappresentanti di Istituto hanno comunicato alla dirigente scolastica di voler rimandare l’assemblea che era stata autorizzata il prossimo 11 novembre in occasione del San Martino, come segno di vicinanza alla loro compagna e alla sua famiglia.
«All’ingresso a scuola si respirava un’aria abbastanza pesante – dice la preside Lidia Di Gangi- ho preferito non presenziare a una conferenza di servizi a Caltanissetta per stare accanto ai miei alunni e ai docenti. Sono andata in ogni classe, in particolare in quella della ragazza per parlare ai suoi compagni. A scuola grazie ad un protocollo di intesa da tempo abbiamo attivato uno sportello di ascolto con uno psicologo a disposizione per raccogliere problematiche e turbamenti dei ragazzi, ma dobbiamo fare ancora tanto altro per stare vicini a questi giovani che spesso si chiudono nel loro mutismo. Occorre riflettere a fondo su questo gesto, su cosa sia potuto accadere. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti affinché possano fare chiarezza sulle motivazioni e siamo disponibili a gestire eventuali approfondimenti laddove necessario».