Ci sono voluti dieci anni di processi, ma alla fine la Corte di Cassazione riconosce che i turni eccessivi sostenuti negli ospedali dove l’organico è carente «possono uccidere» e rende giustizia agli eredi del tecnico radiologo Giuseppe Ruberto di Nicosia, morto poco più che trentenne nel 1998 a causa di quello che per gli eredi e per l’avvocato Giuseppe Agozzino che li ha sempre assistiti, era superlavoro imposto dall’Azienda.
Con la sentenza dello scorso 8 giugno viene stabilito che il decesso è da imputarsi all’Asp di Enna a causa delle condizioni disagiate e del carico al quale per 7 anni fu sottoposto Ruberto. La Corte approfondisce un aspetto della vicenda che può essere comune a molti lavoratori dipendenti perché ha statuito che non determina alcun effetto nel riconoscere la responsabilità del datore di lavoro, in questo caso l’Asp di Enna, la circostanza che il dipendente non si sia mai lamentato formalmente del carico eccessivo al quale era sottoposto.
In primo grado il tribunale di Nicosia aveva riconosciuto agli eredi che il decesso del loro congiunto era imputabile all’enorme carico di lavoro, condannando l’Azienda sanitaria ennese al pagamento dell’equo indennizzo e al risarcimento del danno da lesione del rapporto parentale per la perdita della figura familiare. La sentenza, però, era stata ribaltata dalla Corte d’Appello di Caltanissetta che aveva accolto il ricorso presentato dai legali dell’Asp di Enna. La Cassazione ha ora definitivamente riconosciuto il superlavoro come causa di morte del tecnico radiologo e il diritto degli eredi al risarcimento del danno. In sette anni di servizio di Ruberto, nel reparto di Radiologia del Basilotta, erano stati eseguiti 148.513 esami, a fronte di un organico estremamente carente, tanto che i tecnici e gli operatori del reparto dovevano sistematicamente coprire turni di pronta disponibilità superiori ai limiti massimi previsti dai contratti collettivi. Inoltre, il tecnico deceduto, per recarsi nei servizi di Radiologia, ecografia e Tac anche nei periodi invernali doveva percorrere il tragitto esterno che collega tali servizi.
Per le croniche carenze di organico i turni eccessivi sono spesso una regola e l’Asp di Enna è stata recentemente condannata a risarcire per diverse centinaia di migliaia di euro tre chirurghi per le reperibilità in numero superire a quanto stabilisce la legge.