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«Più sicurezza e manutenzione per tanti edifici e infrastrutture»

Di Flavio Guzzone |

L’Ance provinciale, attraverso il suo presidente Vincenzo Pirrone, lancia un allarme sugli eventi calamitosi che possono verificarsi anche sul territorio ennese.

«Le nostre città – dichiara Pirrone – hanno bisogno di sicurezza e di cura nelle manutenzioni e nelle costruzioni di edifici ed infrastrutture. Diciotto comuni su 20 (90%) del comprensorio ennese sono classificati in zona sismica (zona 2), soltanto due (Barrafranca e Pietraperzia) sono invece in zona 3 con un parametro di accelerazione massima al suolo maggiore di 0.125g nei Comuni di Centuripe, Cerami, Mistretta, Nicosia, Piazza Armerina, Sperlinga, comuni sui quali l’Ance provinciale da oltre tre anni interviene per sensibilizzare i sindaci a dare seguito alle annuali “Ordinanze della protezione civile” in  materia di interventi sugli edifici, con risultati molto modesti».

«Oggi – prosegue Pirrone – appare urgente adottare un piano, adeguatamente sostenuto da risorse certe e stabili che permetta di intervenire, anzitutto, nelle aree di maggiore pericolosità (zone 1 e 2 della classificazione sismica) previa mappatura degli edifici. Riteniamo che per quanto riguarda gli immobili pubblici, sia necessario il rapido avvio di un piano di prevenzione del rischio sismico che, sul modello di quanto già previsto per la messa in sicurezza delle scuole e la riduzione del rischio idrogeologico, consenta di intervenire su tutte le strutture pubbliche».

Per quanto il patrimonio edilizio privato, l’Ance suggerisce di procedere a una valutazione dello stock distinto per destinazione d’uso, epoca di costruzione e tipologia della struttura edilizia. Appare necessario che tale mappatura coinvolga anche gli edifici di culto religioso con il necessario coinvolgimento delle curie vescovili. Per edifici destinati a abitazioni private, l’Ance sostiene che è necessario prevedere quattro linee d’azione: a) azioni che consentano di aumentare il livello di consapevolezza del rischio da parte della popolazione, ad esempio quelle comunicative dei piani di emergenza ed evacuazione, rendendo edotti i cittadini sulle zone ed edifici più a rischio; b) Introdurre l’obbligatorietà della diagnosi dell’edificio, o di più edifici connessi, dal punto di vista del rischio statico, antisismico e, più in generale, della sicurezza dell’edificio. In tal senso i auspica che nella revisione dei regolamenti edilizi possano trovare spazio regole capaci di garantire messa in sicurezza dell’esistente e nuove edificazioni secondo tecniche antisismiche, prevedendo adeguati incentivi in termini volumetrici e/o di sgravio dei contributi di costruzione e oneri di urbanizzazione e/o tasse locali. Si potrebbe prevedere la detrazione fiscale dell’intero costo necessario per la diagnosi degli edifici nelle zone sismiche 1 e 2; C) Sul piano nazionale e regionale si propone di utilizzare la leva delle detrazioni d’imposta per consentire di realizzare interventi di adeguamento sismico che permettano di mettere in sicurezza interi edifici recuperando una quota (il 65%) dei costi sostenuti, possibilmente in un periodo anche più breve, per chi ha capienza, rispetto ai 10 anni previsti».

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