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Piazza armerina, quattro indagati per le polveri nocive

Di Marta Furnari |

PIAZZA ARMERINA – Quattro iscrizioni nel registro degli indagati per la questione delle polveri nocive nell’area commerciale della Villa romana del Casale, respirate ogni giorno dai venditori di souvenir e dai turisti.

E’ stata il gip Elisabetta Mazza a chiedere l’iscrizione nel registro degli indagati del sindaco Filippo Miroddi, di Vittorio Sgarbi all’epoca alto commissario regionale, e dei consulenti alla progettazione, l’arch. Gionata Rizzi e Anna Letizia Monti. L’ipotesi di reato è quella di omissione di atti d’ufficio a carico di chi, tra il 2009 e il 2013, avrebbe dovuto vigilare sull’operato di quanti progettarono e realizzarono i lavori, e da parte di chi a seguito delle problematiche riscontrate, nel luglio 2016, non avrebbe adottato i provvedimenti per la salvaguardia della salute pubblica. Il gip non ha condiviso la richiesta di archiviazione in relazione alle denunce, del 2015 e 2016, da parte di 6 dei 28 commercianti, supportate da una perizia giurata, con cui esponevano i gravi pericoli per la salute derivanti dalle polveri che, a causa del cemento depotenziato del pavimento dell’area commerciale e di parcheggio, si sollevano da terra.

Una vicenda che si trascina da quando nel 2013 per i commercianti fu disposto il trasferimento dalla Sp 90 alla nuova area, la “Pit 11”, realizzata con oltre 7 milioni di euro. Subito furono rilevate problematiche gestionali e ambientali. Sopra al cemento impoverito si sarebbe dovuto stendere un asfalto drenante colorato e pigmentato (previsto anche nel computo metrico presentato in Procura) asfalto che però non fu mai collocato per cui il cosiddetto “magrone” è rimasto l’unica, polverosa, pavimentazione.

Sul provvedimento il presidente provinciale di Anva Confesercenti, Salvatore Bonanno, dice: «È una risposta a chi ci prendeva per pazzi visionari. Il giudice ci ha ascoltati e siamo fiduciosi che anche i prossimi passaggi possano fare completa chiarezza e giustizia. Per anni è stata azzerata l’economia dei commercianti della Villa del Casale, c’è chi ha abbandonato e chi denuncia i debiti contratti per mancanza di incassi. In un eventuale processo ci costituiremo parte civile». Anche il sindaco Miroddi ha rilasciato delle dichiarazioni: «Apprendo la notizia dai giornali, resto esterrefatto, avendo avuto un atteggiamento critico nei confronti degli altri enti proprietari dell’area. Abbiamo stimolato più volte una soluzione, non siamo l’unico ente che può decidere cosa fare nell’area, l’Utc aveva fatto le sue proposte. Chiudere l’area avrebbe significato per tutti i commercianti, compresi i querelanti, non lavorare più. Sono stato parte diligente nel tavolo tecnico per trovare una soluzione e, non avendo alcuna responsabilità per i fatti d’indagine, sono disponibile ad un pronto chiarimento con gli inquirenti, chiederò tramite il mio difensore di fiducia di essere sentito immediatamente».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA