Si terrà venerdì 23 giugno, alle 17, presso l’auditorium comunale “Contoli – Di Dio” di Calascibetta, il confronto sul pensiero politico del presidente della Regione Siciliana Giuseppe D’Angelo, organizzato dal Centro Studi Med. Mez. “Napoleone Colajanni” insieme al Comune di Calascibetta e in collaborazione con l’Università degli studi di Enna “Kore” e Anci Sicilia.
L’evento, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Siciliana, dell’Assemblea Regionale Siciliana e del Libero consorzio comunale di Enna, sarà moderato da Nino Arena de “La Sicilia”, con le relazioni affidate allo storico Andrea Giuseppe Cerra (Università di Catania) e ai diretti interpreti di quegli anni, Calogero Pumilia, già sottosegretario di Stato ed oggi presidente delle Orestiadi, il più volte ministro Calogero Mannino e Salvo Andò già ministro ed ora presidente dell’Osservatorio Internazionale sui Diritti Umani nel Mediterraneo. Le conclusioni sono state affidate dal Governo Regionale all’assessore Elena Pagana.
“Con Giuseppe D’Angelo – spiega Paolo Garofalo presidente del Centro Studi Med.Mez. “Napoleone Colajanni” – nasce il primo importante progetto politico che vedrà i socialisti al governo in Sicilia, e poi in Italia, con la Democrazia Cristiana e i partiti laici. Saranno gli anni delle riforme della scuola, della famiglia, delle abitazioni. Saranno gli anni in cui il divario tra sud e nord del Paese tenderà a diminuire e cresceranno i servizi e il benessere”.
“L’azione di Giuseppe D’Angelo ha rappresentato – così il sindaco di Calascibetta Piero Capizzi – una sostanziale e importante innovazione, se non rivoluzione, nel panorama politico tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60.
Con l’apertura al centrosinistra durante i governi da lui presieduti, prima volta nella storia, è stato antesignano di ciò che sarebbe avvenuto negli anni seguenti con Aldo Moro.
Abbiamo il dovere etico e morale – conclude Capizzi – di tornare a valutare persone del calibro di D’Angelo, Moro, Mattarella, Fanfani, Nenni e tutti i protagonisti di quell’epoca, approfondendo i temi politici ma anzitutto i principi e i valori da loro portati avanti.
Non si tratta di archeologia politica, i loro insegnamenti debbono tornare a fare scuola nel terzo millennio con la speranza che possano essere appresi dall’attuale e, soprattutto, futura classe politica”.