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Enna e la crisi di via Roma, a rischio anche il barbiere: «Non passa più nessuno»

Di William Savoca |

ENNA – «Ho iniziato a frequentare la barberia di mio papà all’età di 2 anni e oggi quando penso al rischio di chiusura sto male». Giovanni Mangione, 42 anni, è uno dei primi commercianti di via Roma zona Duomo che ha lanciato un appello per salvare l’economia di questo scorcio di città. Lo ha fatto consapevole che anche lui è ormai arrivato in un punto di non ritorno. Ci racconta la sua storia mentre taglia i capelli a uno storico cliente, Angelo Bellissima, che condivide l’amara analisi di Mangione. Già da qualche settimana “La Sicilia” ha acceso i riflettori sulle difficoltà della zona Duomo, abbiamo raccontato del ristorante “Tiffany” che ha deciso di chiudere i battenti e dato spazio al sindaco Dipietro che ha invitato tutti i commercianti a un confronto e spiegato quali sono i progetti in atto per cercare di portare economia alle attività commerciali.

Oggi raccontiamo invece la storia di Giovanni Mangione. «Questa attività è stata aperta da mio papà nel 1968 ed inizialmente era a pochi metri da qui» e ci indica una sala che da pochi mesi è sfitta per la chiusura di una gastronomia. Oggi per cercare di captare più clienti possibili Mangione ha anche accolto l’idea di un suo amico trasferitosi a Parigi che gli ha consigliato di mettere in vetrina uno slogan in tutte le lingue del mondo «e ammetto che così ho richiamato l’attenzione di qualche turista straniero». Ma quello delle presenze turistiche è un capitolo difficile: «Non c’è la cultura, bisogna creare più eventi di richiamo ma vorremmo anche una maggiore vicinanza delle istituzioni». Al Comune chiedono più vivacità nella zona quando si organizzano delle manifestazioni perchè, racconta il barbiere ennese, «ci sono pomeriggi che al massimo passano venti auto e siamo in zona Duomo». Per Mangione con il crollo del viale Savoca la situazione è precipitata «anche se già avevamo avvertito un calo fisiologico figlio della crisi generale». E il futuro? «Gli incassi sono bassi e mai certi e le spese sono sempre le stesse, andrò avanti finchè posso ma così sarò costretto a chiudere ed andare via».

Seduto ad ascoltare mentre si sottopone al taglio dei capelli c’è Angelo Bellissima che dice: «La difficoltà è palese ed è in tutta la città. Prima c’erano tante piccole botteghe che portavano avanti una famiglia ma oggi sono chiuse. Ci sono intere vie con negozi chiusi e il problema non si risolve con gigantografie davanti la loro entrata, serve creare vivacità e riportare la gente in centro». Accanto a lui quasi sconsolato, ma intenzionato a resistere, Giovanni Mangione annuisce nella speranza che «possiamo risvegliarci presto da questo brutto sogno».

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