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dopo la condanna

Enna, cresce il fronte dello “sciopero” della messa dopo la condanna di don Rugolo per violenza sessuale su minori

A lanciare l'iniziativa è stato l’attore Gaetano Libertino

Di Tiziana Tavella |

C’è un prima e un dopo nella vita. Ad Enna a segnare quel confine è stato un gruppo di cittadini che ha scelto appena tre giorni fa di dare vita allo “sciopero della messa” abbandonando le funzioni religiose, al comparire dei sacerdoti sull’altare, uscendo silenziosamente per esporre all’esterno dei cartelloni per protestare pacificamente contro i silenzi della curia sugli abusi sessuali che hanno profondamente toccato la città. Ad officiare c’erano prelati collegati al “caso Rugolo”.

Ieri, giorno della messa per eccellenza, il momento del dopo, di quello che sarà. Quel dopo per Gaetano Libertino, volto molto amato in città per il suo ruolo di attore e regista, è iniziato subito, scegliendo di continuare la protesta sui social pubblicando una storia che lo ritrae con un cartello in mano «non accetto prediche da chi copre un abuso». «Ho fatto questa scelta perché non bisogna fermarsi e mollare. Bisogna marcare stretto questo crimine che si ripete nel contesto ecclesiastico. Non è più tollerabile pensare che si possa occultarlo, la svolta deve essere a livello mondiale. Non mi fermerò perché sino alla fine intendo dare il mio piccolissimo contributo. Sperando che anche le leggi vengano seriamente in aiuto per debellare questa dolorosa piaga». Libertino aggiunge «Io non vado in chiesa perché sono un credente, lo dico sempre. Ho aderito alla protesta amando Gesù, il suo spirito forte e rivoluzionario. Da componente di questa comunità, mi ha fatto sentire il dovere morale di esserci».

Sara D’Angelo vive a Bologna ma il legame con la sua città resta forte tanto da aver pensato dopo avere ascoltato il Podcast “ La confessione” di Federica Tourn e Stefano Feltri dedicato alla vicenda, di fare qualcosa per esprimere il proprio dissenso verso quanto accaduto. Sara racconta «non vado più a messa da quando crescendo ho vissuto, l’impatto tra ciò che significa crescere, con la scoperta della sessualità, con i principi ristrettivi della Chiesa, che mi facevano sentite sporca ed inadeguata. Continuo a credere in tantissimi valori cristiani, perché c’è tanto di bello e non sono per niente contro la Chiesa. Dopo aver ascoltato il podcast ho chiesto ai miei genitori se quei sacerdoti avessero ancora ruolo, seguito, e mi hanno risposto di sì ma che non vanno più a messa dove ci sono loro. Ho trovato assurdo che non abbiano mai chiesto scusa considerato il loro ruolo morale. Subito dopo ho contattato Antonio Messina che non conoscevo per dirgli cosa succedeva dentro di me, l’ esigenza di esprimere il mio dissenso, nella maniera più educata, rispettosa e non violenta. Da lì è nata la formula che vuole essere di amore e rispetto per la comunità».

Francesco D’Angelo è il padre di Sara, ha partecipato alla protesta e ieri assieme alla moglie è andato a messa «da quando abbiamo saputo del caso Rugolo non siamo più riusciti a frequentare dove dicevano messa i sacerdoti in qualche modo coinvolti, ma abbiamo continuato ad andare a messa altrove. Vogliamo continuare ad andare in chiesa perché è una nostra esigenza. A testa alta e con grande orgoglio continueremo ad andare a messa, perché non usciremo mai dalla chiesa cattolica. Sappiamo che la chiesa è fatta da uomini e che questi sbagliano, il problema è l’atteggiamento, se avessero riconosciuto di avere sbagliato, chiesto scusa, sarebbe stato diverso, quello che non si può tollerare e questo atteggiamento al contrario, infastidito invece dalla richiesta di giustizia. Come nostra figlia avevamo dentro l’esigenza di esprimere il nostro dolore. È stato pesante, difficile voltare le spalle ai sacerdoti che conosciamo da una vita, ai quali abbiamo voluto un gran bene e per quanto possa sembrare strano continueremo a volere bene. Lei ci ha dato la forza e la volontà per farlo, siamo stati coerenti con i valori che abbiamo sempre vissuto e trasmesso alle nostre figlie. Vogliamo credere che quei valori di rispetto, amore, correttezza siano reali, anche se sembra che il mondo sia tutto al contrario».

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