ENNA – «Mi stanno massacrando ma io ho voluto denunciare la mia positività per rendere pubblica la mia storia e per senso di responsabilità». Davide Miletti, 33 anni, commerciante di Nicosia, in provincia di Enna, si difende così dalle accuse che gli sono piovute addosso dopo avere lanciato un appello attraverso il proprio profilo Facebook. «È arrivato l’esito del tampone, è positivo! Io sto bene e sono in fase di guarigione, invito tutti coloro che sono stati in contatto con me a isolarsi e chiamare il proprio medico».
Miletti, che adesso si trova in quarantena a casa con la moglie, era rientrato in Sicilia il primo marzo scorso dopo essere partito il 22 febbraio con una comitiva di otto amici per Brunico, località sciistica del trentino. «Venerdi della scorsa settimana ho cominciato a stare male. Febbre alta e tosse. Così ho chiamato il numero di emergenza regionale», racconta al telefono all’ANSA intercalando la conversazione con qualche colpo di tosse. Inizia così un’odissea che ancora non si è conclusa, dopo giorni di incertezza e un rimpallo di responsabilità tra il medico curante, che inizialmente sostiene di non avere alcuna competenza, il 1500 che invece ribadisce la necessità di una segnalazione da parte del medico di base, e il 118 che lo deve trasportare in ambulanza all’ospedale. «Gli operatori mi hanno chiesto come stavo e appena hanno sentito che non avevo problemi respiratori, mi hanno detto che dovevo richiedere il tampone a domicilio». Ma anche questa volta il medico assegnato dall’Asp fa sapere di essere in malattia. Così Miletti, le cui condizioni cominciano a peggiorare, dopo avere telefonato anche ai carabinieri decide di recarsi all’ospedale di Nicosia. Arriva al pronto soccorso indossando guanti e mascherina, rimane fuori dalla porta e avverte che potrebbe avere il coronavirus. «Sono stato in una stanzetta mentre arrivavano altri sospetti, poi mi hanno caricato sull’ambulanza e mi hanno portato ad Enna dove mi hanno fatto il tampone».
E’ lunedì, 16 marzo quando il paziente riesce finalmente a conoscere l’esito del test e dopo quattro giorni in cui la sua positività non viene comunicata ufficialmente a nessuno, decide lui stesso di fare outing e di lanciare un appello su Facebook “per salvaguardare la salute dei miei amici, parenti, clienti e tutti coloro che ogni giorno hanno a che fare con me”.
Ma la comunicazione del commerciante, suscita pareri contrapposti, innescando un vivace dibattito via social: c’è chi gli augura una pronta guarigione e chi lo accusa di essere stato un «irresponsabile» che ha messo a rischio la salute di amici, parenti, dipendenti, conoscenti e operatori sanitari. Lui ribatte alle accuse e si difende: «E’ da giorni che a Nicosia gira la notizia che ho il coronavirus – dice – così ho deciso di autodenunciarmi. Non credo sia una vergogna essere malati ed è giusto che quanti siano stati a contatto con me si facciano controllare. Credo che ci sia qualcosa che non funziona in queste procedure. Quello che ho fatto io lo avrebbero dovuto fare le istituzioni».