Il parere
Violenza sulle donne, il dramma vero e il rituale fasullo di un solo giorno
Cosa resta del 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne? Poco o nulla perchè a sipario calato tutto è come prima, ieri come oggi, oggi come domani
Rossosangue, il magnifico colore dei nostri tramonti siciliani, che non tramontano mai e si abbandonano alla notte come a una disiata amante. Il nostro però non è un tramonto sul mare, è un rossosangue di Donna nel dissennato palcoscenico della Vita che invoca sangue e dissanguata muore.Come ogni anno va “in scena” rossosangue Donna, il sipario si alza contemporaneamente ovunque, il 25 novembre. La facciata del dolore è salva, la facciata dell’Istituzione è salva, lo è davvero? No, nulla è salvo. Nemmeno il decoro nemmeno la finzione. A sipario calato tutto è come prima, ieri come oggi, oggi come domani. Un rituale fasullo di fasulla retorica tra i tanti che costellano la nostra agenda di Vita, vita da spettatori. Non da attori. Da spettatori di ultima fila, di cui è assolutamente irrilevante l’applauso alla pièce come pure il fischio.
Ma veramente va “in scena” la Donna il 25 novembre? O solo una simulazione, o solo un simulacro di Donna, per uno spettacolo “sociale” esangue, stantio, delegittimante, intollerabile proprio per quella Donna che, ammazzata scannata, non può protestare, non può, morta, gridare contro chi avrebbe potuto, anzi dovuto, salvare la sua vita, non garantirle il “palcoscenico” di una sera. La sua vita, patrimonio del mondo, del genere umano tutto, maschile e femminile, senza primogeniture.
Ma allora cosa va davvero in scena il 25 novembre? Va “in scena”, l’incapacità politica, prima che privata, di dare una lusis culturale, a un dramma che non è del teatro, che non è della finzione, che non è della schenè, ma di quel groviglio di mangrovie cui ormai è ridotta la coscienza, incapace perfino di lesinare umanità. Va “in scena” Rossosangue di Donna, tanto lei, ammazzata, non può nemmeno fermarlo lo “spettacolo”, tanto il sangue, quello vero, non quello finto di scena, come flumen scorre dalla sua vena recisa, dal suo petto di madre moglie figlia sorella e, pur se ha colore di tramonto siciliano, è sangue, il suo. Non può più dirlo, lei, che la sua morte è solo un esercizio di matematica, un numero che raddoppia, un numero che moltiplica, un minimo comune divisore per madri che non cresceranno figlie, per figlie che non diverranno madri.«E allora che si fa?», chiede sottovoce la politica. «Allora si va in scena»! Con lo stesso copione, ovunque, per essere come tutti e come tutti non osare, non azzardare, non opporre, non proporre.E lei ? Lei che non ebbe voce? Lei solo una panchina, un paio di scarpe rosse, una comparsa tra tante se proprio l’essere ammazzata non ne avesse fatto una protagonista, da Ismene ad Antigone, solo per qualche ora in talk show della Tv!COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA