L'EDITORIALE
Sicilia 2022, un futuro da non giocarsi a dadi
In quella sorta di gioco dell’oca che è la vita, alla fine del 2021 ci ritroviamo per l’ennesima volta alla partenza, ricacciati al Via dalla pandemia e dagli errori commessi nell’arco di questi altri dodici mesi di emergenza
In quella sorta di gioco dell’oca che è la vita, alla fine del 2021 ci ritroviamo per l’ennesima volta alla partenza, ricacciati al Via dalla pandemia e dagli errori commessi nell’arco di questi altri dodici mesi di emergenza, pur avendo conosciuto da vicino il Covid 19. Abbiamo saltato consapevolmente alcune caselle premianti – una linea comune europea sulle restrizioni – e altrettanto colpevolmente siamo stati fermi per alcuni giri su altre – remorando sull’obbligo vaccinale di fatto o di legge – con il traguardo rimasto lontano. E siccome il gioco dell’oca è tremendamente serio si può pure tornare indietro. Appunto sino alla partenza.
Così oggi dobbiamo ancora lanciare i dadi, sperando che escano due sei per recuperare il tempo perduto, limitare a “soli” altri tre mesi la proroga dello stato d’emergenza, scongiurare altri quadrimestri di Dad e porzioni di socialità dettate dai virologi, uscire dalla logica dei pur necessari ristori.
A conti fatti, sulla casella giusta c’è la Scienza, che non gioca con i dadi e invece s’affida alla competenza: è soltanto grazie alla ricerca che le cronache della quarta ondata non sono più esemplificate dalle foto dei camion dell’Esercito cariche di bare. Il fatto che si parli (finalmente) di lockdown mirati e di quarantene commisurate alle somministrazioni fatte è la sconfitta finale dei no vax, mirabile esempio di ignoranza, prepotenza, incoscienza, indolenza, menefreghismo. Grazie alla Scienza oggi il virus è l’imponderabile con cui dover convivere e non un male di fronte al quale si può soltanto soccombere.
Anche la politica a volte viene vissuta come fosse un gioco da tavolo, tra Risiko e Monopoli, o una spregiudicata mano di poker, il bluff in mano a tanti, pochi che vedono e la mano che si vince anche con una banale coppia. Si parte con il Quirinale e a proposito di gioco d’azzardo, di dadi e di poker, sul tavolo ci sono le fiches di Silvio Berlusconi. Mah. L’Italia ha sempre trovato più o meno miracolosamente sulla strada verso il Colle l’uomo giusto e speriamo sia così anche stavolta, senza scossoni per la coalizione contronatura che sostiene il governo Draghi e dunque rinviando al 2023 la legittima e auspicata competizione fra schieramenti ben differenti, per programmi e visione di Paese.
In questo contesto, la Sicilia non può restare a guardare né restare stretta nella morsa tra l’emergenza sanitaria e il crocevia politico. Ha (avrebbe) peso per rivendicare una propria centralità nell’Italia e financo in un’Europa che non può non guardare al Sud del mondo.
La Sicilia ha (forse) voce per reclamare eguali diritti in termini di mobilità, infrastrutture, lavoro, ovvero dove ancora sconta gap insopportabili. Ha (chissà) la forza per essere trainante nella transizione energetica che s’annuncia. Ha – e qui non ci sono diaframmi dubitativi da frapporre – nel Pnrr il treno su cui salire per accorciare molte delle distanze da quel futuro diverso tratteggiato dalle firme – da Alberto Angela a Luciano Violante – che abbiamo il privilegio di ospitare nell’inserto di fine anno. “Verde Speranza” l’abbiamo intitolato, in omaggio alla svolta green che arriva molte devastazioni ambientali dopo, anche sulle nostre coste.
È utopistico sperare che i siciliani sappiano scegliere bene quando nel prossimo autunno saranno chiamati alle urne? Le Regionali sono ancora sullo sfondo di altre bivii, eppure di fatto siamo in piena campagna elettorale tra autocandidature, sogni, strappi e boutade. Non giocandosi a dadi il futuro di questa terra e dei nostri figli sarebbe giusto puntare tutto e subito sui programmi, sulla capacità amministrativa e progettuale dei singoli e non sull’album delle figurine o sul Pantheon dei cognomi. Altrimenti resteremo più o meno dalle parti della casella di partenza, mentre il mondo corre veloce.
I siciliani onesti, vogliosi di crederci e pronti a scommettersi, si siedano al tavolo. Per dare le carte, finalmente. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA