Fortemente impauriti dalla deriva putiniana, giustamente preoccupati dai devastanti effetti del caro energia sull’economia industriale e domestica, tradizionalmente incuriositi dal totoministri come pure dal totoassessori, maniacalmente interessati a guardare dal buco della serratura cosa accade tra Francesco Totti e Ilary Blasi, insomma presi da altro, ci siamo quasi dimenticati che a sette giorni dalla chiusura dei seggi (e chissà per quanti altri giorni ancora), in Sicilia non abbiamo il dato finale delle Regionali. Ci sono da verificare, e se ne occuperanno nei Tribunali, i verbali e i dati di 48 sezioni. Sì, 48 sezioni a sette giorni dal voto.
Non cambieranno certo esiti e rapporti di forza, la fotografia di Palazzo d’Orléans e Sala d’Ercole non ha bisogno di altri scatti tanto è definita, eventuali correzioni riguarderanno il pallottoliere di singoli candidati, ma ci si rende conto del messaggio devastante che si sta dando a chi diligentemente è andato alle urne? È già grave che il presidente eletto sia ancora tale e legittimamente scalpiti per insediarsi, designare gli assessori e governare, che quindi tutto l’iter slitti, sino a fare ipotizzare che la legislatura si apra tra un mese ancora. Ma il punto qui e ora è un altro: fossi un diciottenne al primo voto, iscritto in una delle 48 sezioni ancora virtualmente aperte e renitente al richiamo dell’astensione, quale fiducia potrei avere nella democrazia, con quanta convinzione andrei una prossima volta al seggio, se la mia scelta sulla scheda, di fatto, conta circa zero? Altro che voto elettronico per favorire i fuorisede, qui siamo alla Repubblica delle banane. Toc toc, c’è nessuno?