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L'artista della fotografia scomparso ieri

Quando Oliviero Toscani scrisse sul nostro giornale: «Sicilia luogo estremo, qui trovi il meglio e il peggio»

Cos’era l'Isola per il grande fotografo? La risposta è nel testo che scrisse per il nostro inserto 2022/2023 e che riproponiamo oggi

Di Oliviero Toscani |

Cari siciliani, la Sicilia è un luogo estremo, in cui trovi concentrato il meglio e il peggio, in assoluto. In nessun’altra parte del mondo trovi tanta bellezza e il suo contrario. Mi è quindi capitato di conoscere i peggiori e i migliori siciliani. Quando sono arrivato per la prima volta a Salemi, cittadina in cui ero stato nominato assessore, mi viene a prendere un vigile con l’auto di servizio. Appena salgo in macchina mi passa l’attacco della cintura di sicurezza, ma solo quello, per inserirlo nel punto di ancoraggio. «Così non suona e non dì fastidio». I ragazzini sfrecciavano per la strada velocissimi sulle motorette. Ma qui nessuno porta il casco, osservo. I siciliani si sentono immortali. «Abbiamo la testa dura noi, non come a Milano dove avete le teste molli e avete bisogno di proteggerle, qui noi non abbiamo bisogno del casco». C’erano ai tempi, a Salemi, 37 vigili urbani e 106 impiegati comunali.

Alcuni dei miei primi scatti li ho fatti proprio in Sicilia. Mio cognato, il fotografo Aldo Ballo, era originario di Sciacca, e quindi partimmo con lui, mia sorella Marirosa, mio padre, mia madre. Era il 1955 e avevo 12 anni. Abbiamo raggiunto l’isola in macchina. Ricordo che ad Agrigento ho fatto una serie di fotografie a delle suore che correvano su per una scalinata della Valle dei Templi.

Più tardi, sempre in Sicilia avrei fatto un lungo servizio per “L’Europeo” insieme a un altro mio cognato, Giorgio Pecorini. Erano passati circa dieci anni dalla mia prima volta in Sicilia, era il 1964 e dovevamo realizzare un reportage sul rapporto tra il clero e la mafia.

In quell’occasione, tra le tante altre personalità abbiamo incontrato anche Danilo Dolci. Abbiamo pure fatto visita al boss Calogero Vizzini. Lo abbiamo raggiunto a casa sua e lui ci ha invitati a cena. Quella sera Don Calò si rivolgeva alla moglie tutto stupito e involuto: «Concetta, mi dicono che sono mafioso, a me, proprio a me… io che se vedo una goccia di sangue svengo». Nei nostri giri siamo andati a trovare anche il Cardinale Ruffini (lombardo), per sentire cosa ne pensasse di questo fenomeno allora evidentemente forte ma, come sembrava dappertutto nell’isola, evanescente, quasi fantomatico. «La mafia? È tutta una montatura dei lombardi».

Girammo la Sicilia in lungo e in largo e quasi tutti negavano l’esistenza della mafia. I siciliani sono complicati, complessi, prolissi, sintetici, fulminati, fulminanti. Avete la testa barocca.La Sicilia mi sorprende perché è tanta. Quanti sono i siciliani? Cinque milioni? Ma sembra che siate cinquanta milioni. La vostra è una terra che ha prodotto tanto, tanta carta, tanta letteratura, tanta immagine, tanta visione, tanto di tutto. Anche tanta tolleranza verso le cose, per cui si tollera persino la mafia. Avete assorbito qualsiasi passaggio di civiltà, da voi sono arrivati tutti, e questo miscuglio è incredibile, una ricchezza straordinaria. I catanesi sono greci e se ne vantano. I palermitani sono un po’ fenici e un po’ arabi. Sono arrivati perfino gli americani. Siete il paese più bastardo che esista, nel bene e nel male.

Sempre nel corso del viaggio per il servizio su clero e mafia, ho fotografato numerosi pretini, ho fotografato il prete confessore del bandito Salvatore Giuliano. Ho fotografato il grande poeta Ignazio Buttitta a Bagheria. Si avvicina un ragazzino che aveva la mia età, «anch’io vorrei fare il fotografo». Fallo, gli dico. «Mi chiamo Ferdinando Scianna». Poi Ferdinando andò a lavorare per “L’Europeo”, diventò amico di Leonardo Sciascia.

Voi siciliani legate sempre, stringete questi patti di sangue, tanto più quando vi trovate fuori dalla vostra terra. Tanta, dunque, è la parola giusta per la Sicilia e i siciliani. Come il vostro barocco, un’espressione tarda, che è arrivata per ultima, e che forse per questo è così sontuosa, esagerata, esaltata. Tanta, come la luce, l’elemento più importante che ci sia. E la Sicilia è il luogo che ha la luce più bella del mondo. Lo dico da fotografo. Nascere e vivere in un posto in cui c’è una luce così ricca e potente ha un’influenza importante. Forse per questo i siciliani sono amplificati. È una regione di amplificati. Anche in questo caso, nel bene e nel male.

E se dunque c’è un sogno che mi va di fare in questa Sicilia che è tanta, è che i siciliani un giorno siano meno giudicabili per il fatto che sono siciliani.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA