Ciò che ha detto il nostro arcivescovo, mons. Luigi Renna, in occasione dei festeggiamenti della Patrona S. Agata, è quasi un monito alla città, alle forze politiche, alle forze produttive, alle persone e ai cittadini di una città allo sbando completamente.
A pochi mesi delle elezioni amministrative esiste solo il balletto delle poltrone. I partiti ancora devono decidere e nel frattempo che succede?
Ci chiediamo quale futuro avrà questa città, quale è il progetto per rilanciarla, per modernizzarla, per sperare che ritorni a essere una città più vivibile?
Da quando ero piccolo sento tutte le Amministrazione che sono pronte ad approvare il Piano regolatore, il piano commerciale, il nuovo piano parcheggi, il nuovo piano del traffico, e poi ancora piani e piani piani… Ma significa che dobbiamo andare lentamente?
L’unica cosa che sappiamo è che chi prenderà in mano questa città troverà solo macerie, una città ancora in dissesto e ancora piena delle cicatrici di atti incompiuti, di burocrazia infinita, di scempi mai definiti.
E ancora: esistono rischi di una pianificazione senza una concertazione e un ascolto delle categorie produttive?
Nei prossimi cinque-dieci anni sarà ridisegnato il settore del retail dei consumi, paragonabili a quelle avvenute negli anni Sessanta/Settanta/Ottanta /Novanta, quando incominciarono a nascere i primi ipermercati, i primi centri commerciali, e oggi?
Infatti, a spingere verso nuovi modelli distributivi il consumatore, da un originario approccio alla spesa motivato da esigenze di approvvigionamento, sono comportamenti improntati prima al consumismo, poi alla ricerca di edonismo per avviarsi verso lo shopping experience.
Ma adesso, dopo questa incredibile crisi che ha investito tutti i settori, un commercio frettoloso e talvolta superficiale si sposta verso un commercio più riflessivo, un commercio che mi piace definire “slow”.
In questa logica non è azzardato pensare che il futuro del commercio anche nella nostra città sarà nel centro storico e nei nuovi centri dove possono nascere forme sofisticate di integrazione tra diverse attività culturali, nuove forme di somministrazione di cibo e si riesce a contribuire ad un inimitabile mix di offerta che sfocia in una nuova visione del commercio nella nostra città e nell’hinterland .
Oggi infatti noi tutti ci rendiamo conto che dobbiamo accompagnare questa evoluzione e decodificare correttamente le aspettative sociali e attuali in una logica dinamica e competitiva tra i diversi luoghi, sistemi urbani, reti, creando valore per tutti: imprese, lavoratori, cittadini, amministratori locali, noi dirigenti sindacali.
Dobbiamo prospettare e riqualificare la nostra città ,i nostri “centri”. Dobbiamo lavorare tutti insieme alla modernizzazione di una città ormai invasa di abusivi, una città che deve puntare a rinnovare un arredo urbano ormai vetusto e inesistente, una città con un sistema viario ormai al collasso, prospettando nuovi sistemi di viabilità, di parcheggi, sbloccando i vecchi progetti da sempre nei cassetti delle varie amministrazioni che si sono susseguite nel corso dei decenni, aspettando varianti su varianti senza capire che il mondo sta cambiando e che le esigenze sono diventate necessità e che tali necessità diventano oggi obblighi per chi ci amministra .
Dunque, semplificare alcune procedure per le varianti urbanistiche delle superfici medie strutture fino a 1.500 metri quadri al centro, in deroga alle precedenti norme, adottare varianti urbanistiche con finalità commerciali valutandone caso per caso l’opportunità, cioè al di fuori di una strategia pianificatoria complessiva relativa all’intero territorio comunale.
Infatti, abbiamo solo due casi nel cuore della nostra città dove due grandi superfici servono ad essere “attrattori” per le attività di vicinato, facendo creare un movimento notevole commerciale .
Non vogliamo sicuramente più vedere nascere altri mega centri commerciali o vicino ad essi o ai più importanti snodi viari, nuovi empori e magazzini magari di cineserie varie, con quali ricadute?
Da un lato il Comune potrebbe offrire nuove opportunità perequative (costruzione di servizi pubblici od oneri di urbanizzazione) , ma dall’altro si potrebbe puntare a strutture, infrastrutture, nuovi parcheggi etc. Soprattutto cerchiamo di vedere di riqualificare le zone periferiche della città dando un impulso anche alle “Zes”.
Forte incentivo al consumo di suolo e alla dispersione urbana e non come accade oggi ad una perdita di competitività e attrattività commerciale del centro storico e dei nuovi centri della città.
Dunque, ai prossimi amministratori chiediamo di prendere atto dei nuovi stili di vita dei cittadini , dei nuovi consumi, delle nuove maniere e visioni di acquisto, dei nuovi sistemi viari. Noi ci stiamo preparando al futuro, per il rilancio delle attività e dei consumi, per il futuro della città dei nostri figli.
Siamo sempre aperti ad un dialogo costruttivo e che favorisca un ammodernamento della nostra città. E ad una riqualificazione di tutto ciò che possa essere costruttivo.
*presidente Fipe Confcommercio