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L'opinione

Perché il manifesto di Ventotene è più che mai attuale e andrebbe studiato

"Il premier ha tentato una improvvida riscrittura della storia, che ha prodotto forti reazioni nell'opinione pubblica"

Di Salvo Andò |

Non si sono ancora spenti gli echi delle polemiche suscitate dall’infelice sortita di Meloni sul manifesto di Ventotene. Il premier, di solito molto accorto nel tener conto sulle questioni più rilevanti dei sentimenti prevalenti nel Paese, stavolta probabilmente ha lasciato mano libera a dei consiglieri rivelatisi almeno sprovveduti se non fraudolenti. Ha tentato una improvvida riscrittura della storia, che ha prodotto forti reazioni nell’opinione pubblica, anche perché i toni della sua esternazione e gli argomenti usati da alcuni propagandisti della maggioranza presentavano inquietanti assonanze con certa propaganda dello squadrismo fascista.

Le pesanti repliche alle gratuite denigrazioni nei confronti del Manifesto di Ventotene hanno dimostrato che sul tema della difesa dei valori fondativi della Repubblica il Paese è tutt’altro che indifferente, o distratto. Anzi. È deciso a prendere posizione con grande determinazione, in modo spontaneo, senza tener conto di convenienze e divisioni che riguardano il mondo politico.

Se lo scopo dell’iniziativa di Meloni era quello di dimostrare che alla piazza di Roma mobilitatasi per l’Europa si contrappone un’altra piazza che dovrebbe riabilitare nostalgici sconfitti, non pare dubbio che la provocazione posta in essere ha solo prodotto in Italia e all’estero indignazione verso un governo che a tutt’oggi non riesce a meditare sulle lezioni della storia, soprattutto allorché si cerca di promuovere un assetto istituzionale che dovrebbe liquidare le conquiste ottenute attraverso la Repubblica e la Costituzione.

Si è voluto interpretare in modo scorretto il Manifesto di Ventotene, spiegando che esso aveva poco a che fare con un sano europeismo, trattandosi più o meno di un documento rivoluzionario, destinato a creare instabilità politica. E’ questa una lettura ostile di quel documento. Le condizioni in cui vivevano i patrioti del Manifesto, perseguitati politici per le idee liberali che professavano – erano antifascisti, ma anche decisi a sconfessare i miti che circolavano sul conto dell’Unione Sovietica – li portavano a sognare un’Europa in grado di diventare patria dei diritti.Era questa la rivoluzione a cui miravano gli esiliati di Ventotene, che sono poi riusciti a fare condividere questo obbiettivo a tutte le famiglie della liberaldemocrazia europea una volta abbattuti i regimi nazifascisti.Insomma, il documento è scritto mentre ancora erano in corso le purghe imposte dalle leggi razziali, in un tempo i cui i fascisti indicavano alle Ss gli oppositori al regime da andare a prelevare nelle loro case per trucidarli o mandarli nei campi di concentramento .Il cambiamento che quelli di Ventotene sognavano era rivoluzionario nella misura in cui scrivevano di libertà politiche che dovevano diventare patrimonio condiviso dall’intera Europa .Il senso del Manifesto può essere frainteso solo da chi, accecato dal pregiudizio ideologico e dalla voglia di rivincite, vuole ad ogni costo negare il suo valore patriottico e libertario, illudendosi di potere portare indietro le lancette della storia.Il Manifesto è più attuale che mai di fronte alle minacce rivolte oggi contro l’Europa dei diritti da più parti.Il sogno di Ventotene ancora oggi serve per stimolare i cittadini europei a essere protagonisti di una crociata volta a consolidare l’Europa delle libertà e della giustizia sociale contro cui congiurano oligarchi e dittatori.in questo senso il Manifesto rappresenta l’antefatto di un processo di insediamento della democrazia in Europa che poi si andrà sviluppando nel corso degli anni per promuovere in tutti i territori europei regimi liberaldemocratici che riescono a identificare l’idea di progresso con il principio del primato della persona umana.Il documento per questa sua natura dovrebbe essere materia di insegnamento nelle scuole, dove troverebbe un terreno fertile, considerato che i nostri ragazzi si sentono cittadini del mondo, e soprattutto orgogliosamente europei, assolutamente indifferenti alle liturgie dei nazionalismi.È un grave errore politico fare di Ventotene non un patrimonio condiviso ma l’oggetto di una disputa che intende riscrivere la storia del Novecento.Se Ventotene viene riletta con intenti divisivi si finisce con il mettere in discussione lo stesso carattere emancipante e libertario della Costituzione, come fondamentale patto di libertà sottoscritto dai partiti della Repubblica per fare di essa il presidio di una democrazia intensamente vissuta, quale mai si era avuta nella storia unitaria. C’era chi resisteva di fronte a questa prospettiva, ma alla fine essa è prevalsa nonostante le tante emergenze che il Paese ha dovuto affrontare. Si è riusciti a conciliare sicurezza e garanzie costituzionali, sconfiggendo i professionisti della paura e del disordine. Indietro non si può tornare, anche perché la vigilanza democratica, affidata anche alle piazze, risulterà ancora una volta decisiva per scongiurare questo rischio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA