La Lettera
Maria Falcone: «Ormai smarrito senso del pudore e ogni rispetto per i sentimenti»
La sorella del giudice ucciso dalla mafia interviene in riferimento ai contenuti della rubrica satirica di Ottavio Cappellani su alcuni passaggi del libro di Ilda Boccassini
Finora ho preferito evitare commenti su una vicenda che mi ha molto amareggiata, ritenendo che il silenzio, di fronte a parole tanto inopportune, fosse la scelta più sensata. Quando, però, si supera il limite e si arriva, forse paradossalmente con fini opposti, a commenti inappropriati che scadono nella ridicolizzazione è, secondo me, impossibile non replicare. Quel che allarma innanzitutto è che sembra si sia smarrito ormai qualunque senso del pudore e del rispetto prima di tutto dei propri sentimenti (che si sostiene essere stati autentici), poi della vita e della sfera intima di persone che, purtroppo, non ci sono più, non possono più esprimersi su episodi veri o presunti che siano e che – ne sono certa – avrebbero vissuto questa violazione del privato come un’offesa profonda. Quanto al commento ospitato dal vostro giornale, del quale non riesco bene neppure a comprendere il senso – forse voleva essere una critica al libro della dottoressa Boccassini, ma anche leggendolo più volte non è chiaro – mi pare si sia superato il limite. Questo immaginare scenette da sit-com di basso livello, questo descrivere due persone, che hanno fatto della compostezza e della riservatezza regole di vita e che sono state uccise per difendere la democrazia nel nostro Paese, come ridicoli protagonisti di un romanzetto di quart’ordine è vergognoso. In nome della libertà di espressione del pensiero non si può calpestare la memoria di chi non c’è più e la sensibilità di chi è rimasto e ogni giorno deve confrontarsi con un dolore che non può passare.
Di fronte ai sentimenti – dolore, rabbia, sconcerto – di Maria Falcone e di tutte le vittime della violenza mafiosa non ci sono mai risposte da dare, ma solo rispettoso silenzio, oltre alla ovvia precisazione che in questo caso nessuno – neanche un autore dai toni pulp e provocatoriamente sempre sopra le righe qual è Ottavio Cappellani, nella sua settimanale rubrica satirica ospitata da La Sicilia – voleva offendere la memoria di eroi di questo martoriato Paese. Poi è giusto chiedersi quale debba essere il confine della satira. Se questa volta si ritiene lo si sia superato, urtando la sensibilità altrui, i primi a dispiacercene siamo noi.*COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA