“Carico residuale” è un concetto che se riferito a pomodori e zucchine denota grigiore burocratico mentre se accostato a un essere umano fa accapponare la pelle, comunque la si veda. E “accoglienza selettiva” è in sé un ossimoro – l’accoglienza non è aggettivabile – e in concreto si è subito rivelata una misura inconsistente se la sostanza che le si voleva dare era limitare il soccorso umanitario, garantito anche da questo governo, a poche decine di persone rispetto alle centinaia che in queste ore s’affacciano sulle coste siciliane, semplice approdo e non terra promessa.
Bastino i dati relativi alla Humanity 1, da sabato sera sul molo di levante del porto di Catania: a bordo sono rimasti 35 migranti sui 179 che erano a bordo.
Tutti gli altri, la gran parte quindi, sono rientrati nel profilo umanitario stabilito per decreto. Ma d’altronde: davvero si pensa che su una nave di una qualsiasi Ong “di ronda” nel Mediterraneo siano saliti a bordo diportisti stanchi di essere sbattuti dalle onde, che sui ponti di queste maxi-ambulanze del mare ci siano crocieristi vogliosi di scendere a terra perché annoiati dalla traversata? Davvero non ci si rende conto che – a parte pochi scafisti immondi che sono individuabili e processabili secondo le leggi italiane – sulle navi Ong ci sono persone, uomini, donne, bambini che si mettono in mare già piagati da chissà quanti giorni di permanenza nei famigerati campi profughi libici?
Interrogativi ovviamente retorici cui si risponde con il cinismo della realpolitik e con le acrobazie lessicali trovate per non parlare di “respingimenti”, termine così scivoloso da finire anche nelle aule di Tribunale.
In realtà, un po’ come per il decreto sui rave party, il governo vuole mostrare i muscoli del rigorismo in attesa di tradurre in fatti le decisioni, quelle sì urgenti, che tutto il Paese attende: aiuti a famiglie e imprese. E comunque il governo Meloni questi muscoli li mostri in Europa, anche di fronte al cartello di Visegrad, per una modifica del Trattato di Dublino sulla redistribuzione automatica dei migranti. E si ricordi, sempre questo governo, che l’Italia è frontiera d’Europa soltanto in quanto primo approdo perché poi le nazioni che concedono l’asilo politico sono altre, la fredda Germania su tutti.
I numeri, non selettivi, sono questi. Il resto è propaganda – da tutte le parti – mentre su un tema così delicato che mette insieme diritti e diritto, solidarietà e confini, servirebbe il semplice buonsenso, che non abbisogna di derive identitarie né terzomondiste. Peccato che il buonsenso non sia una bandiera da sventolare.