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il ricordo

«Laura ci ha donato la testimonianza della dignità della vita come valore»

Un’amicizia spirituale accresciutasi negli anni, soprattutto nel segno della comunione orante e anche in momenti condivisi con lei e i suoi amabili genitori, grazie alla prossimità delle nostre abitazioni qui nel cuore di Catania.

Di Le Benedettine del Santissimo Sacramento di Catania |

Aver conosciuto Laura è stato per la nostra comunità monastica un grandissimo dono e un privilegio. Davvero quale grande grazia ci ha fatto il Signore permettendo che i nostri cammini si incrociassero! Un’amicizia spirituale accresciutasi negli anni, soprattutto nel segno della comunione orante e anche in momenti condivisi con lei e i suoi amabili genitori, grazie alla prossimità delle nostre abitazioni qui nel cuore di Catania.

Nel giro di poco più di un anno e mezzo sono tutti e tre in Cielo al cospetto di Dio. La mattina del 16 ottobre le porte del Paradiso si sono infatti spalancate anche per Laura che, adesso, sta correndo verso il premio eterno meritato per la sua fede, per la sua fortezza, per aver vissuto lo stravolgimento della sua vita e quella dei suoi cari con eroica accettazione e in adesione al mistero pasquale del Cristo morto e risorto.

A noi rimane quanto di prezioso abbiamo ricevuto. Laura ci ha insegnato tanto con la sua tenacia, la sua vitalità, la chiarezza dei suoi pensieri, dando un senso alla sua “disgrazia” vissuta sino in fondo, dando testimonianza, nel suo stato di tetraplegica, della dignità della Vita come irrinunciabile valore sacro in qualunque condizione essa si snoda, anche la più difficile e insostenibile.

Se in tanti articoli di giornali, anche trascorsi, così come nelle notizie reperibili su google, alcuni termini sono stati piuttosto ricorrenti, quali “destino” e “maledetto” giorno dell’incidente, alla luce del cammino cristiano di Laura, della sua profondità interiore oltre dell’indiscutibile spessore umano e culturale – ci sia permesso dirlo – sono alquanto inappropriati. Laura non ha vissuto quanto accadutole come una fatalità da maledire, ma come una nuova condizione da abbracciare, assurda, ingiusta, inaccettabile eppure definita “la mia vita”.

Vittima di una sparatoria già di per sé inammissibile come qualsiasi violenza, ella ha saputo guardare avanti, a immaginare persino un futuro, a non cadere nel drammatico “perché proprio a me?”. Così ci ha scritto una nostra oblata secolare dopo aver appreso la notizia della morte di Laura: «Quel giorno ero anche io all’università. Per qualche ragione, anziché dal lato di Via Biblioteca sono uscita dal portone principale. Quella mattina chiunque di noi poteva essere al suo posto, essere raggiunta da quel proiettile, soffrire nel fisico e nell’animo. Se proprio vogliamo cercare una risposta terrena ad una domanda che non lo è, è che Laura è riuscita a trasformare quella follia incomprensibile in una testimonianza viva e forte. E tutti noi, ancora di più, dovremo essere consapevoli di avere un solo giorno da vivere: questo!».Se certamente quel 1° luglio del 2010 sarebbe stato meglio non accadesse nulla di così tragico, tuttavia da quel giorno Laura di Sortino è divenuta la Laura di tutti i catanesi, di tanti ragazzi che l’hanno conosciuta attraverso le testimonianze rilasciate in incontri scolastici, di tantissime persone che l’hanno incontrata in varie occasioni e pure i lettori della rubrica curata tempo addietro per il quotidiano La Sicilia, nonché un ergastolano che proprio grazie a Laura ha trovato la forza di dare una svolta al suo cammino così come lui stesso ha scritto tempo fa: «Io non so perché questa ragazza è entrata nel mio cuore. Forse perché quando io ero ragazzo ho tolto la vita ad altri uomini a causa della subcultura in cui vivevo. Fortunatamente penso e spero che quello che ero un tempo è morto da anni e anni e spero che Gesù lo abbia accolto con grande severità e castigo per poi perdonarlo nella sua misericordia e illuminare questo nuovo uomo che sono. E dire che sino a poco tempo fa mi dichiaravo ateo, e adesso chiedo mattina e sera e notte a Gesù di farmi arrivare alla “vetta”…».

Cavaliere della Repubblica, onorata di una laurea ad honorem, teneramente accarezzata da papa Francesco in Vaticano, Laura non ha mai preso privilegi o riconoscimenti per sé, ma tutto ha ri-orientato agli altri, perché sempre attenta al prossimo, al confronto, al dialogo costruttivo mai autoreferenziale. Non si vuole qui canonizzare Laura o elevarla ad eroe, ma ricordarla in tutta la sua umanità, fatta certamente anche di lati fragili come tutti noi, di limiti, ma in un crescendo di maturazione che davvero l’ha resa un modello di grande coraggio e virtù.Una vita che indubbiamente ha subito una direzione diversa da quella da lei sognata, eppure una vita che è divenuta benedizione. E di questo ringraziamo il Signore e la nostra dolcissima Laura.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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