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L'editoriale

La Sicilia tenace in quegli occhi spiritati

La proiezione immaginifica di una terra di lavoratori, studenti, imprenditori e persone perbene che inseguono anche loro notti magiche

Di Antonello Piraneo |

Quegli occhi spiritati, fissi, così spalancati da far pensare che potessero uscire dalle orbite per diventare infinitamente più grandi del volto che li contornava, sono gli occhi di tutti i siciliani che amano urlare al mondo: «Ce la facciamo anche noi. Nonostante tutto». Sì, ce la facciamo anche noi che veniamo dalla periferia dell’Europa in grisaglia e tailleur griffati celebrata ancora ieri l’altro a Bruxelles. Il calcio, allora, una volta di più metafora di vita.Totò Schillaci è stato e resterà molto più che un calciatore, molto più che il “semplice” capocannoniere, addirittura, di un Mondiale, di quell’Italia ’90 che negli annali dello sport è ricordata come la Grande Incompiuta per il successo mancato in casa: tanti colpevoli e un solo innocente, quel ragazzo sbucato dalla panchina, proprio come quei siciliani di talento che si affermano soltanto se gli si dà una possibilità.

Quella di Totò può essere archiviata come la storia di un attaccante che partendo dai campetti polverosi della sua Palermo arriva a essere corteggiato e coccolato financo da Gianni Agnelli, oppure – qui sconfinando volutamente nella retorica – narrata come la favola di un siciliano, di un “ragazzo di quartiere”, cresciuto in mezzo al cemento del sacco edilizio di Palermo, che diventa il simbolo di un Paese intero, le strade che da Bressanone a Capo Passero si riempiono al 91’, le case, i bar e, perché no, le redazioni che diventano stadio. Soltanto il calcio sa unire l’Italia, che d’altronde è una Repubblica fondata sul pallone come recita l’articolo uno della Costituzione materiale. Soltanto un gol abbatte barriere, gabbie, luoghi comuni, discriminazioni sussurrate e urlate, distanze proprie di un’autonomia differenziata di fatto – dai servizi pubblici alle infrastrutture – contro cui non si raccolgono firme, essendo tutti colpevoli a vario titolo.

Totò Schillaci è la parte per il tutto, la proiezione immaginifica di una Sicilia di lavoratori, studenti, imprenditori e persone perbene che inseguono anche loro notti magiche: non quelle che si vivono per un gol, un guizzo, ma tutte le altre legate a una quotidianità anche soltanto banalmente normale.Quegli occhi spiritati, fissi, spalancati e infine enormi che furono l’immagine dell’estate del ’90 e fecero di Totò un “passaporto” per i milioni di italiani sparsi nel mondo, ecco quella stessa espressione devono avere – per esempio – gli agricoltori e i produttori siciliani guardando ministri e relativi codazzi che da sabato affolleranno Siracusa per il G7 Agricoltura. «Ce la facciamo anche noi», devono voler dire quegli occhi. Nonostante tutto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA