L'EDITORIALE DEL DIRETTORE
La resurrezione della ragione in questa folle Pasqua belligerante
Si pensava che un mondo cambiato ce lo avrebbe consegnato la pandemia, tanto aveva inciso, ma così non è stato
Ma Dio per chi si è fatto uomo ? Per chi Gesù Cristo s’è fatto crocifiggere sotto Ponzio Pilato? Per tutti noi: ma davvero tutti noi ce lo ricordiamo? E infine è resuscitato: ma per insegnarci cosa? Sono le domande di questa folle Pasqua belligerante – che è in sé un ossimoro – folle almeno due volte, perché viene contestato persino papa Francesco, reo di avere voluto e presieduto la Via Crucis “condivisa”, una donna ucraina e una russa a portare la Croce alla XIII Stazione: non in un corteo pacifista, ma nella più solenne e sentita processione religiosa. Contestato, Bergoglio, perché una volta di più ha fatto il Papa, il pastore dallo spirito francescano, il successore di Pietro e non il capo dello Stato vaticano. Anche lui chief of commander sì, ma dell’esercito della Fede.
Non gli è bastato, non basta dire e fare cose umanamente ragionevoli, cose buone e giuste – rasentando l’ovvietà – per essere ascoltato dai Potenti, che mostrano i muscoli, certamente perché inorriditi come tutti dalle immagini del massacro di Bucha, ma fors’anche perché hanno elezioni da vincere o dissenso interno da contenere. Così paghiamo per armare gli ucraini e aiutarli nella loro fiera resistenza, ma spendiamo dieci volte tanto per acquistare il gas dalla Russia e quindi finanziare la sporca guerra di Mosca. In ritardo di decenni su politiche energetiche che oggi ci avrebbero reso meno dipendenti dagli altri – e quanto rammarico per il tempo perso in Sicilia dietro al sempre fortissimo “partito del ni” – oggi ci turiamo il naso stringendo accordi con democrazie e leader improbabili.
Fermate il mondo, voglio scendere. Perché questo mondo ha anche perso quel (dis)ordine precario su cui si reggeva, sopportando iniquità diffuse con il cinismo di chi può farsene una ragione, schivando verità scomode con abilità circense. Errori e orrori, presuntuosamente ritenuti gestibili.
Cinquanta giorni di guerra hanno cambiato assetti ed equilibri così consolidati da ritenerli immutabili almeno nelle grandi linee. E invece.
Si pensava che un mondo cambiato ce lo avrebbe consegnato la pandemia, tanto aveva inciso, ma così non è stato: ’a livella del dolore e della fragilità di fronte alla malattia sconosciuta ha accomunato ricchi e poveri per poco, poi i ricchi sono tornati ricchi, più ricchi, e i poveri sono tornati poveri, più poveri. E i blocchi di potere non sono stati toccati, risveglio dello spirito europeo a parte.
Stavolta è diverso, è già diverso. La paranoica visione panrussa di Putin avrà l’effetto di slargare i confini della Nato, riducendo i margini di neutralità in Europa, senza che l’Unione Europea sia finalmente padrona in casa propria, in un continente sempre più a trazione anglosassone sull’asse Londra-Washington. Tra sanzioni economiche a Mosca e divisioni sulle stesse, mappamondo in mano, ci accorgiamo di quanto l’Occidente sia accerchiato e il suo modello – sociale prima ancora che politico e istituzionale – in minoranza: non lo si esporta con le serie tv prodotte dalle major americane (quelle magari piacciono), ma riducendo le diseguaglianze e non zigzagando tra cattivi cattivi e cattivi “buoni”: il sultano turco Erdogan è strategicamente parte della Nato, né parole dure sono mai risuonate contro il regime di Ryad, dove semmai andiamo a conferenziare e a portare lo scintillante circus della Formula Uno, pagando pure il dazio della beffa: ieri l’odiato Putin ha inteso rinsaldare l’asse già forte proprio con l’Arabia Saudita.
Esistono altri mondi sconfinati tra Est e Ovest, ci sono troppi Sud che non hanno nessuna autosufficienza, né energetica, né tecnologica, soprattutto ancora oggi neanche alimentare: questa guerra farà morti, milioni di morti, anche nelle zone in cui si soffre la fame. Ma non sembra essere un problema, per tanti.
Sono le verità nascoste che Francesco vorrebbe sbattere in faccia al mondo, prima che si palesino in maniera tragica, un’altra, ennesima volta.
Si è fatto uomo, si è fatto crocifiggere, al terzo giorno resuscitò. Retoricamente e spostando cumuli di sepolcri imbiancati: quanto è urgente la resurrezione della ragione?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA