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la lettera

La libertà è il vero dono che ci fa Dio

La lettera dell'arcivescovo di Catania al sacerdote siracusano che in una intervista a La Sicilia ha raccontato di essere gay e di frequentare le app di incontri

Di Luigi Renna* |

Caro don …, non so quale sia il tuo nome, ma mi dispiace molto che tu abbia affidato la tua “confessione” ad un’intervista. Non scrivo questo perché temo che un’altra testimonianza di disagio nella vita di un prete vada ad allungare la lista dei tanti che possono rimanere scandalizzati o di coloro che si sentono confermati nella visione di una Chiesa nella quale non c’è la libertà di scegliere. Mi dispiace che tu non abbia trovato un fratello o un padre disposto ad ascoltarti senza guardare anzitutto la tua fragilità, ma la tua persona, come fa il Signore Gesù di cui siamo ministri.

La propria strada

La libertà è il più grande dono che abbiamo ricevuto da Dio, e non dobbiamo mai permettere che qualcuno ce la neghi, nemmeno se lo fa in nome Suo. È la libertà di scegliere la propria strada, che per un prete è una vocazione, una risposta a Dio che chiama.

Nessun obbligo quindi, ma tanto discernimento, in un percorso di liberazione dalle proprie paure e dai tanti condizionamenti familiari, sociali ed ecclesiali che fanno fare scelte a metà, o addirittura nessuna scelta.

La domanda

Caro don …, rispondi, alla domanda Se domani Dio la guardasse negli occhi, lei cosa proverebbe, che proveresti tanta paura. Vedi, noi prima di essere preti e vescovi siamo cristiani, coloro che hanno ricevuto da Cristo l’annuncio che Dio è un Padre misericordioso, davanti al quale cede anche la ribellione del figliol prodigo e si scioglie il cuore di un ladrone, “compagno di sventura” sulla croce di Cristo.

Il Dio che è Padre, il Cristo suo Figlio, li incontri ogni giorno nella preghiera e nella Messa, a meno che essa per te non si sia ridotta ad un rito in cui “paludarti” per schermarti davanti ad un popolo di Dio che attende però che tu non sia un “burocrate del sacro”, ma colui che “spezza” la Parola e l’Eucarestia come il Signore Gesù.

Riprenditi la vita

Caro don …, ti prego: riprenditi la vita, anzitutto lasciandoti conquistare da un Dio misericordioso, che saprà accoglierti e darti l’amore per ricostruire una vita e un ministero che ora mi sembrano infelici. Scusa se li definisco così, perché se si vive nell’ombra, non si è felici, e il Signore questo non lo vuole per nessuno: l’infelicità di un consacrato, come quella della nostra verghiana “Storia di una capinera”, non dà gloria a Dio! Fa verità nel tuo orientamento sessuale, accettandolo e parlandone con chi ti può accompagnare a viverlo da cristiano e da prete.

Il valore della castità

Da cristiano anzitutto, nella castità, che per un padre di famiglia significa non tradire la propria moglie, amare sinceramente i propri figli, saper dire «no» ad altri amori che non sono degni di chi ama la propria donna. Anche tu, con il tuo orientamento sessuale, nella tua vocazione, sei chiamato ad essere casto e a vivere un celibato che non sappia di ipocrisia, che non abbia lo stile di un single dissoluto che passa da un letto all’altro e vive nel lusso, incurante di tutti, ma viva , anche con la fatica di chi vuole camminare sul serio, nella verità, nella tensione alla fedeltà al Signore e ai fratelli in Cristo. Puoi anche scegliere di vivere nella libertà questa tua condizione, anche forse in una relazione stabile con chi hai incontrato come persona degna di affetto, ma non continuando ad esercitare il tuo ministero, anche se non sapresti più come “sbarcare il lunario”, perché la tua vita vale più di uno stipendio, e il tuo sacerdozio, partecipe di quello di Cristo, ancora di più. Prego perché il Signore ti ridoni la forza di vivere nella verità e di non scindere più l’amore per Lui dall’amore per la tua libertà; ti doni il coraggio di scegliere la via della responsabilità e della gioia di vivere alla luce del sole, l’unica vita ad maiorem Dei gloriam.Ti benedico.*Arcivescovo di CataniaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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