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La fragilità dei territori e le colpe della politica

In Sicilia Trabia e Giampilieri e nei giorni scorsi Ischia: ma davvero sono tragedia che non si possono evitare?

Di Luigi Patronaggio* |

I recenti tragici fatti di Ischia, che purtroppo fanno seguito a quelli altrettanti tragici di Trabia e di Giampilieri, ci convincono sempre di più che in questi casi parlare di fatalità sia errato e assolutamente irrispettoso verso coloro che hanno perso la vita e verso il dolore dei loro familiari. Le cause del disastro. Invero, tre sono la cause principali degli eventi di questa tipologia: a) la mancanza di una seria politica di governo del territorio, oggi sempre più impellente a fronte dell’evoluzione dei cambiamenti climatici; b) una incompleta mappatura del rischio idrogeologico e la mancanza di una seria attività di controllo da parte dei Comuni; c) una attività politico-amministrativa inerte, e alle volte addirittura compiacente, nei confronti dell’abusivismo edilizio e, in particolare, rispetto alla realizzazione degli immobili edificati in dispregio di precisi obblighi di legge sul rispetto dei vincoli idrogeologici e paesaggistici.

Come già segnalato nel mio precede incarico di Procuratore della Repubblica di Agrigento, in Sicilia molti comuni non hanno ancora adottato un piano per fronteggiare il rischio idrogeologico e l’Ufficio da me diretto ebbe a ritenere allora di operare in tal senso una attività di sollecito nell’ambito di una corretta interlocuzione fra le Istituzioni competenti.

Va ricordato, infatti, che una ormai risalente legge nazionale del 1923 (Regio Decreto Legge n. 3267/’23), per preservare l’ambiente ed evitare danni strutturali dal defluire delle acque o dalla errata irreggimentazione delle stesse, impone due vincoli ben precisi alla realizzazione di nuovi insediamenti immobiliari: il vincolo idrogeologico e il vincolo boschivo o forestale. Si tratta di due vincoli fra loro complementari, atteso che attraverso la protezione del patrimonio boschivo (spesso offeso da devastanti incendi anche di carattere doloso) si protegge al contempo la morfologia del territorio evitando o riducendo il rischio di frane. Ai comuni è demandato, sotto la sorveglianza della Regione, concedere in detta materia il relativo nulla-osta per ogni intervento edilizio che comporti la trasformazione del tessuto agricolo e urbano.

Le criticità. In Italia, purtroppo, gli immobili realizzati in assenza di concessione edilizia rappresentano il 13,1% degli immobili realizzati, con punte di abusivismo che toccano quota 28,2% per il Sud Italia e con una punta massima per la Campania del 48,8 %. La Sicilia in tale classifica si pone purtroppo al terzultimo posto con una percentuale superiore al 30%. 

Al fenomeno dell’abusivismo edilizio conseguono altre due correlate problematiche: quella relativa alla gestione delle sanatorie e condoni edilizi e quella relativa alla demolizione degli immobili abusivi e alla remissione in pristino del territorio offeso.

Il peso delle pratiche di sanatoria e condoni pendenti, o inevasi, avanti ai comuni sono infatti un inammissibile ostacolo per la corretta gestione del territorio e permette la permanenza di situazioni di illegittimità e di vero pericolo per la stessa pubblica incolumità. Si consideri inoltre che in Italia solo il 32,9 % degli immobili abusivi viene demolito (il dato per la Sicilia si assesta al 20,9%), mantenendo spesso in piedi immobili abitati e pericolosi non solo per chi vi alloggia ma anche per gli abitanti degli immobili a valle o contigui.

Il motivo di tale allarmante situazione di inerzia amministrativa è purtroppo rintracciabile nella non contraddetta circostanza che una politica amministrativa di contrasto all’abusivismo edilizio non solo ha dei costi rilevanti ma, soprattutto, non “rende” in termine di consenso elettorale. Nelle regioni dove sono presenti organizzazioni mafiose radicate sul territorio, come la nostra, la difesa dell’abusivismo è un tema caro alle mafie e spesso gli amministratori pubblici che portano avanti politiche di contenimento dell’abusivismo sono vittime di pesanti intimidazioni.

Possibili soluzioni. Le Procure, avendo un potere concorrente con quello dei comuni per l’attività di demolizione degli immobili abusivi, si sono attivate da tempo per redigere protocolli con i Comuni in modo da accelerare il rigetto delle pratiche di sanatoria palesemente strumentali, o inammissibili, e per stimolare la pronta demolizione di quegli immobili realizzati in violazione dei vincoli di inedificabilità assoluti.

La filosofia di questi protocolli, già ampiamente sperimentati in diversi contesti regionali e nella stessa Sicilia, è quella di identificare in via prioritaria quegli immobili che costituiscono una rilevante offesa al territorio per il pericolo che costituiscono per la pubblica incolumità ovvero per la rilevante ferita che arrecano alle bellezze naturali, al patrimonio culturale e al paesaggio anche costiero. I protocolli tendono, altresì, a razionalizzare ed accelerare le procedure amministrative, reperire i fondi per le demolizioni (anche attraverso il recupero delle sanzioni amministrative previste dalla legge o il ricorso ai prestiti erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti), garantire le procedure di appalto d assicurare l’ausilio della forza pubblica nei casi di resistenza alle ordinanze di demolizione.

Tutto ciò in attesa di una politica realmente attenta ai danni provocati dai mutamenti climatici, all’erosione del suolo e alla sua cementificazione, alla mitigazione del rischio idrogeologico e sempre più rigorosa verso la concessione di condoni edilizi spesso ispirati a logiche di tipo elettorale o clientelare.  Il problema non è più eludibile avuto riguardo agli immensi e sempre crescenti costi umani e materiali e alle voci di dolore delle vittime delle frane e delle alluvioni. 

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