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LA TESTIMONIANZA

Io, una goccia nell’oceano di chi sogna un futuro migliore

Il sogno di un Italia capace di accogliere chi la ama, capace di raccontare la realtà dei fatti senza strumentalizzazioni

Di Remon Karam |

Lampedusa. Davanti ai miei occhi vedo solo una distesa azzurra infinita, un mediterraneo tanto accogliente quanto stravolgente, che nasconde il più grande cimitero dell’umanità. Per molti nasconde soltanto dei numeri, per me nasconde le mie sorelle e i miei fratelli. Per me il mare è stato la fine e poi la rinascita. Mi ha separato dalle persone che amo, dai miei amici e dalla mia terra, ma al contempo mi ha donato la libertà e una nuova famiglia di cui non porto il cognome ma nonostante ciò mi ama incondizionatamente.

Semplicemente Remon

Mi chiamo Remon e sono un ragazzo egiziano di origini ma italiano di cuore (anche se non ho la cittadinanza italiana), qualcun altro mi chiama egiziano, straniero, sporco immigrato, clandestino, o semplicemente Remon. Nel 2013, a 14 anni, ho deciso di lasciare il mio Egitto per inseguire il mio sogno di studiare e rendere mio padre orgoglioso di me, sognavo di potergli dire “papà, ce l’ho fatta!”. E spero di poterglielo dire presto.

Mi sono diplomato, laureato in lingue e culture moderne e fra tre mesi conseguirò la laurea magistrale all’Università Kore di Enna. Sono stato fortunato ad avere una famiglia italiana, Marilena e Carmelo, che hanno fatto di tutto pur di aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi.

Sono soltanto una goccia in mezzo all’oceano di ragazze e ragazzi stranieri che fanno di tutto pur di trovare un futuro migliore. Tanti fanno bene all’Italia, ma viene evidenziato soltanto un lato della medaglia, viene strumentalizzato l’esempio negativo per rovinare la reputazione di tutti gli altri. Non esistono solo migranti che rubano, stuprano e uccidono, esistono anche migranti che studiano, lavorano e fanno bene alla nostra (e anche loro) Italia.

I traumi

Ho avuto la fortuna di superare tanti traumi e avere il coraggio di condividerli con tutti, traumi che porta sulle spalle chi ha vissuto quest’esperienza. Proprio per questa ragione mi ritrovo qui a Lampedusa, un’isola tanto importante per me quanto per Cristiana Matano, che ha deciso di riposare per sempre nel suo posto del cuore, che per tutti si chiama Lampedusa, per lei si chiamava felicità. Grazie a Cristiana e suo marito Filippo Mulè, ho fatto parte di una tavola rotonda di spicco nazionale e internazionale, dove al mio franco c’era anche Patrick Zaki, in mio connazionale egiziano che ogni giorno difende i diritti degli ultimi. Abbiamo parlato dell’Europa che verrà, di accoglienza e diritti umani.

La fede

Tra un discorso e un altro dei relatori, mi è passata nella mente l’immagine di qualche ministro italiano che bacia la croce strumentalizzando la fede come strumento di difesa dalla diversità. E proprio in quel momento ho pensato alle parole scritte nel Vangelo secondo Matteo 25,31-46 “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Se davvero dobbiamo usare la fede come sfondo per ogni nostra azione, facciamolo nel modo giusto e coerente, nel modo in cui si rispetta e si ama l’altro per ciò che è, indipendentemente dal colore della pelle, dal passaporto, dalla fede in cui crede o dal suo orientamento sessuale. Sogno un Italia capace di accogliere chi la ama, capace di raccontare la realtà dei fatti senza strumentalizzazioni.

*Attivista per i diritti umaniCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA