La graduatoria del gradimento dei sindaci che annualmente viene stilata dal Sole 24 Ore fotografa ancora una volta una sostanziale differenza tra il Nord e il Sud del Paese. È l’evidenza del rapporto difficile tra i cittadini che vedono deluse le aspettative di una dignitosa qualità della vita e i sindaci, soprattutto quelli del Sud, spesso lasciati soli ad affrontare problemi ed emergenze continue che dovrebbero essere condivisi con i livelli istituzionali superiori, in primis la Regione o il Governo nazionale. Recente è stata, infatti, la veemente protesta di oltre 500 sindaci del Sud, che nelle scorse settimane hanno protestato per il ridimensionamento della quota del Recovery Fund che l’Europa aveva assegnato al Sud per il 68% e che il Governo nazionale ha ridimensionato al 40%.
Amministrare al Sud, e in Sicilia in particolare, è un impegno molto difficile. Diverse sono le cause: dalle casse comunali perennemente vuote, anche a causa della scarsa presenza di attività imprenditoriali che possono produrre ricchezza e lavoro, per la gestione onerosa dei rifiuti che impiega la maggior parte della tassazione locale, che in Sicilia sconta una mancanza di pianificazione e organizzazione da parte della Regione ancora senza un piano rifiuti operativo, dalla progressiva denatalità e dalla continua emorragia di giovani che scelgono l’emigrazione per realizzare i loro sogni e le ambizioni, producendo una popolazione sempre più anziana che necessita di servizi sociali e sanitari sempre più complessi e costosi.
Nonostante le difficoltà, nelle comunità cittadine sembrano emergere settori di popolazione, spesso giovanili, che sono impegnati in ambiti nevralgici, in prima linea nell’associazionismo culturale, nel volontariato e nel terzo settore, nell’impresa sociale, nell’agricoltura innovativa e nel turismo di prossimità, i quali aspettano spazi veri di partecipazione che i sindaci più attenti e ispirati possono riuscire a garantire. Il post-pandemia è il tempo più adatto, in Sicilia, per esprimere le reali potenzialità del territorio, liberando la voglia di riscatto che sembra sollevarsi da più parti.
Le risorse del Recovery Fund possono essere un ottimo strumento per alimentare la fiducia nel domani, trattenendo i nostri giovani più brillanti per essere imprenditori nella nostra terra. Risorse che, attraverso progetti concreti e funzionali, possano garantire le infrastrutture fondamentali, dalla viabilità interna, all’ammodernamento della rete ferroviaria, agli hub logistici, ai porti e gli aereoporti. La digitalizzazione delle città può favorire il rapporto tra cittadini ed amministratori, sburocratizzando molte procedure, soprattutto per gli imprenditori e per i servizi per i cittadini, e può realizzare spazi condivisi per il “south working” oggi diventata una realtà significativa. E poi la mobilità condivisa e sostenibile, l’efficientamento energetico, la valorizzazione del paesaggio, dell’agricoltura di eccellenza, l’insediamento di fabbriche e aziende a emissione zero in particolare nelle aree interne, sostenuti da modelli di economia circolare, possono essere azioni capaci di produrre libertà e ricchezza. Così come la realizzazione di un efficiente sistema di formazione professionale, il potenziamento della ricerca, una migliore organizzazione della sanità, soprattutto territoriale.
Dall’altro lato, da parte dei sindaci, deve esserci uno scatto d’orgoglio che consenta di essere critici verso i partiti e i rappresentanti istituzionali che poco hanno fatto per tutelare la Sicilia, abbandonando l’azione limitata all’interesse dei pochi per agire per il bene comune, difendendo la meritocrazia nella scelta di chi è chiamato a svolgere ruoli e servizi per la comunità. Sono certo che potenziando gli asfittici organici comunali, stimolando la partecipazione dei cittadini e creando gruppi di progettazione, si possano realizzare obiettivi e progetti per il rilancio delle città del Sud, con la certezza che questo è un tempo irripetibile che potrà portare a breve le comunità a più adeguati standard della qualità di vita e i sindaci a livelli di gradimento certamente più dignitosi.
Sindaci che comunque restano gli unici interlocutori dei cittadini sul territorio, nel bene e nel male.
I sindaci sono gli unici interlocutori dei cittadini sul territorio: vanno aiutati intanto sfruttando il Recovery Fund