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IL COMMENTO

Il Sud, l’Europa, il Mediterraneo

Continuiamo a ragionare all'interno della relazione tra il Mezzogiorno e  il sistema Paese, prigionieri dei rapporti, spesso conflittuali, tra istituzioni nazionali, Regioni ed enti locali

Di Aldo Berlinguer * |

Da anni partecipo a convegni e dibattiti sul futuro del Mezzogiorno. Molte riflessioni che sento, pur legittime, restano uguali a sé stesse. Ed il tempo sembra fermarsi. Continuiamo a ragionare all’interno della relazione tra il Mezzogiorno e  il sistema Paese, prigionieri dei rapporti, spesso conflittuali, tra istituzioni nazionali, Regioni ed enti locali. Restano invece ai margini della discussione altri importanti attori che incidono sull’argomento, come il Mediterraneo e l’Unione Europea, i quali rappresentano al contempo grandi opportunità e snodi problematici dei quali non siamo del tutto edotti.

Del Mediterraneo, in particolare, ci siamo sempre occupati molto poco. Infatti, abbiamo tardato quarant’anni (dal 1982) nell’istituire, o tentare di farlo, la zona economica esclusiva. E poco o nulla ci curiamo, a tutt’oggi, di chi vi abita. Diamo piuttosto per scontato il grande flusso di traffici commerciali che vi transitano, non capendo che su di esso  incidono variabili geopolitiche ed infrastrutturali delle quali non ci occupiamo.

Due banali esempi: nessuno si cura del fatto che il Canale di Suez sia posto all’estremità nord del Mar Rosso; a sud le navi transitano dallo stretto di Bab El-Mandeb, tra Gibuti e Yemen, ove storicamente si registrano frizioni di vario tipo. Non a caso il nome arabo si traduce “La porta del lamento funebre”: non proprio un buon auspicio a chi decide di transitarvi. Altri Paesi si affacciano sul Mar Rosso: Egitto, Sudan, Eritrea, Arabia Saudita,  fino alla Somalia. Abbiamo relazioni forti con tutti  loro? Le stiamo fortificando col piano Mattei?

Eppure la guerriglia degli Houthi, nel 2024, ha causato una perdita di traffico commerciale, nel Mediterraneo, di oltre il 50%; tantissime navi hanno optato per il Capo di Buona Speranza. Al contempo, i Brics stanno moltiplicando le loro adesioni nel Mediterraneo. È dunque tutto sotto controllo? Controllo di chi? Abbiamo fatto tesoro delle visioni profetiche e degli inviti alla cooperazione di La Pira, Gronchi, Dossetti nel Mediterraneo?

Altro esempio: quanti amministratori delle Regioni sarda, siciliana e delle altre meridionali hanno in rubrica il numero di telefono dì un loro corrispondente libico, algerino, tunisino? Purtroppo, l’amara verità è che Sicilia e Sardegna sono sì al centro del Mediterraneo occidentale sul piano geografico ma non lo sono sul piano sociale, economico e culturale, non avendo i nostri amministratori curato alcuna relazione stabile con i Paesi della sponda sud; né avendo loro chiesto di farlo i rispettivi elettori.

Altrettanto potremo dire dell’Unione Europea, con la quale interagiamo poco e nessuna applicazione abbiamo dato alle norme unionali che potremmo utilizzare per sostenere le nostre istanze, primo tra tutti l’art.174 Tfue.

Ci lamentiamo infatti della politica europea di concorrenza ma non sappiamo declinare e valorizzazione quella di coesione, che ne è il contraltare naturale. Anche qui un esempio: la Scozia, nel 2018, si è data una definizione di isola, noi (che ne abbiamo centinaia e vi vivono quasi 7 milioni di abitanti) no. Lo sappiamo: ragioni storiche hanno determinato l’arretratezza del Sud, vero.  Ma il Mezzogiorno non è un monolite: vi albergano realtà enormemente diverse tra loro. E, come diceva don Milani, mai fare parti uguali tra diversi. Il Mezzogiorno è stato anche depennato dalla Costituzione, nel 2001. Perché dunque non cambiare le coordinate della discussione per puntare sul riscatto di isole e aree interne, che soffrono più di ogni altro?

Insomma, avviamo nuove riflessioni e poniamole in un contesto più ampio, stabilendo scambi e relazioni con Paesi e soggetti diversi. Basta recriminazioni, abbiamo gli strumenti e le risorse utili a riscattare i nostri territori; dipende da noi: facciamolo!

*Ordinario all’Università di Cagliaricoordinatore laboratorio Eurispessu insularità e aree interneCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA