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L'EDITORIALE

Il caso Cannes: un “kolossal” ai titoli di coda in attesa del sequel

Nell’accostare “spesa spettacolare” a “spazio marginale” c’è tutta la cifra di questa vicenda che incrina rapporti di fiducia  a Palermo e crea imbarazzi a Roma. 

Di Antonello Piraneo |

Chissà se il kolossal della spesa milionaria per ritagliarsi uno spazio marginale nei pressi del red carpet di Cannes è già arrivato ai titoli di coda – con la revoca  del provvedimento decisa da Schifani e la Finanza che porta via dall’assessorato regionale al Turismo gli atti relativi agli impegnativi per la promozione della Sicilia in Italia e nel mondo – o se qualcuno scriverà la sceneggiatura per un sequel, un giallo in cui il colpevole non sarebbe sicuramente il maggiordomo. Di certo c’è che nell’accostare “spesa kolossal” a “spazio marginale” c’è tutta la cifra di questa vicenda che incrina rapporti di fiducia  a Palermo e crea imbarazzi a Roma. 

Senza scivolare nell’ipocrita benaltrismo – e non cercando  medaglie per avere, noi de La Sicilia, sollevato il caso – il punto non è la spesa in sé di 3,7 milioni per portare sulla scena la Sicilia ma è il come  si impegna una cifra così importante, senza aver bisogno di entrare nel merito della qualità artistica di un prodotto. 

Costa anche due milioni, per esempio, portare il Giro d’Italia sulle nostre strade, con suggestivi fondi cangianti dall’azzurro del mare al nero della lava ammirati in tv da milioni di appassionati, costano svariate centinaia di migliaia di euro gli spot in prima serata  sulle reti televisive nazionali, come anche il posizionamento di un cartellone 6×3 a Fiumicino o Malpensa. E ci vorrebbero 6,5 milioni di dollari per fare passare 30” dei colori di Ortigia prima del Superbowl, l’evento sportivo più seguito negli Stati Uniti, somigliante a una finale Italia-Brasile in  un mondiale di calcio. I prezzi li fa la legge di mercato, ma sono pur sempre regolamentati intanto dalla trasparenza e poi dal buonsenso, dal banalissimo rapporto costi-benefici. 

E dunque: qual è il ritorno di un evento di contorno a Cannes rispetto a un festival del cinema di Taormina calendarizzato per tempo e non rabberciato, magari pure dotato, vivaddio, di una propria identità stabile? E quale sarebbe l’indotto dell’attività di una Film  Commission  elevata al rango di asset strategico e non svilita a snodo di sottogoverno, come fosse una partecipata, con tutto il rispetto per le società partecipate?

La risposta in fondo è arrivata proprio ieri, perché spesso la casualità scrive la migliore sceneggiatura e la affida a chi vorrà esercitarsi come raffinato regista: nelle stesse ore in cui a Palermo prendeva vigore l’inchiesta sul “kolossal” di Cannes, a Los Angeles veniva premiata con il Golden Globe – un quasi Oscar – la serie tv “White Lotus”, fumettone americano con sfumature pulp interamente girato in Sicilia, tra il mare dell’Isolabella e le stanze del San Domenico  di Taormina. Al di là del pregio della fotografia e della sceneggiatura, che qui non rileva, resta il boom di prenotazioni che si registra a Taormina sull’onda del successo mondiale della serie tv. A costo zero per la Sicilia e fors’anche a insaputa della Regione.

Morale possibile: la parola “The End” va scritta sugli sprechi, su improbabili voglie di grandeur di parvenu della politica, non sulla promozione della Sicilia, che va calibrata con scrupolo, equilibrio. Ciò che chiede il governatore Schifani, fermo e decisionista da subito sull’intera vicenda Cannes, pensando a una cabina di regia ad hoc. Ricordandosi pure che i siciliani partono per seguire Umbria Jazz senza neanche sapere del festival di Castelbuono, anzi senza neanche conoscere il centro madonita. 

Si accendano le luci: ma in sala e non soltanto sulla croisette.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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