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Il calcio italiano cambia pelle: dalle grandi famiglie ai gruppi internazionali

Il calcio italiano sta vivendo non solo un cambiamento economico, ma anche una trasformazione sociale profonda

Di Paolo Magnano |

Con il passaggio dalle grandi famiglie italiane a investitori internazionali, il calcio italiano sta vivendo non solo un cambiamento economico, ma anche una trasformazione sociale profonda. Le squadre di calcio in Italia hanno storicamente rappresentato molto più di semplici club sportivi: sono state simboli identitari, espressioni di orgoglio locale e vettori di coesione sociale.L’entrata massiccia di capitali da parte di grandi investitori internazionali ne ha cambiato profondamente il volto, imponendo nuove logiche di business che vedono lo sport non più come una semplice competizione ma come un asset di intrattenimento globale. Tuttavia, la focalizzazione su strategie globali e profitti potrebbe allontanare i club dalle loro radici locali, generando un senso di alienazione tra i tifosi. C’è il timore che decisioni cruciali vengano prese senza considerare le tradizioni e le aspettative della comunità, influenzando aspetti come la politica dei prezzi dei biglietti, la gestione dei settori giovanili e l’organizzazione degli eventi legati al club.Il “Sole 24 Ore” ha appena lanciato l’indiscrezione secondo cui il fondo americano Gamco Investors (con 32 miliardi di dollari in asset) ha appena messo nei suoi radar il Monza Calcio. Fininvest, che detiene il club al 100%, ha confermato di valutare l’ingresso di nuovi partner per il rilancio del progetto sportivo e finanziario. In questo processo si inserisce anche il ruolo di Palella Holdings, guidata dall’imprenditore italoamericano Salvatore Palella – già attiva nel settore della mobilità sostenibile con MicroMobility.com e di recente entrata nel settore della spesa online acquisendo il controllo di Everli – che ha espresso interesse per la governance del Monza.L’Italia sta diventando terreno fertile per investitori internazionali attratti da club di seconda fascia, con valutazioni più accessibili e un potenziale di crescita significativo. Il Como, rilevato dal gruppo Sent Entertainment nel 2019, e il Parma, acquisito dal Krause Group, sono esempi emblematici. Anche club più blasonati hanno seguito questa traiettoria: il Milan, passato dai cinesi di Rossoneri Sport Investment al fondo Elliott (55 miliardi in asset), e infine a RedBird Capital (7 miliardi in gestione), rappresenta il simbolo di questa trasformazione.Il cambiamento non riguarda solo i nomi proprietari, ma l’intera identità del calcio italiano: le squadre continueranno a essere percepite come simboli territoriali o diventeranno strumenti d’investimento a breve termine, senza radici locali? Certo è che il Monza potrebbe fungere da cartina di tornasole per il calcio nostrano. La città lombarda, che sotto la guida di Berlusconi e Galliani ha assaporato il sogno della Serie A, si trova ora a un bivio: se l’operazione con Gamco dovesse concretizzarsi, i nuovi investitori dovranno dimostrare che il capitale straniero può diventare un motore di crescita reale.D’altro canto, l’ingresso di capitali internazionali può offrire opportunità per modernizzare le infrastrutture, aumentare la competitività delle squadre a livello europeo e introdurre pratiche gestionali più efficienti. Se gestito con sensibilità, questo cambiamento potrebbe anche portare benefici sociali, come investimenti in programmi educativi, sviluppo di talenti locali e promozione di valori come l’inclusione e la diversità.Il vero nodo sta nel bilanciare l’esigenza di innovazione e crescita economica con la preservazione dell’identità e delle tradizioni locali. È fondamentale che i nuovi proprietari riconoscano l’importanza del legame emotivo tra i club e le loro comunità, lavorando in sinergia con i tifosi e le istituzioni locali. Solo attraverso un dialogo aperto e una gestione responsabile si potrà garantire che il calcio italiano continui a essere non solo un grande spettacolo sportivo, ma anche un pilastro sociale e culturale del Paese.Il futuro del calcio italiano dipenderà dalla capacità di integrare le nuove logiche di business con il patrimonio storico e sociale che rende questo sport così speciale per milioni di persone. Il cambiamento è inevitabile, ma può essere guidato in modo da arricchire sia il mondo del calcio che la società italiana nel suo complesso.

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