«La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta» scriveva Abraham Lincoln. Una rivelazione continua e una sfida costante soprattutto per chi vive, come i giornalisti, raccontando il quotidiano. Per ricordare l’importanza dei 78 anni del vostro giornale voglio partire da qui, dalla ferma convinzione che solo chi ha un grande passato possa avere un grande futuro.
La storia di queste pagine è la storia di chi vive la terra di Sicilia e si è sentito compreso e raccontato, ma anche quella di tutti gli italiani che hanno imparato a decifrare sin dal ’45 la sfida di un Meridione d’Italia da ricostruire, con i suoi codici a volte occulti e misteriosi e le sue regole non scritte.
Da giornalista, che ha cominciato il proprio percorso nella stampa locale, so bene quanto sia “fisico” il rapporto delle persone con i giornali del loro territorio, almeno quanto lo è stato all’inizio per noi quello con le redazioni, i colleghi. i tipografi. Fisico. perché ci si incontra: perché si raccontano fatti della propria comunità, amplificando un senso di appartenenza.
Per questo, “La Sicilia” nel corso dei decenni, oltre a dare voce al Sud in chiave locale e nazionale, ha via via scelto di essere un giornale oltre il giornale, promuovendo incontri con le scuole, aprendo le pagine agli studenti, facendo con i ragazzi esercizio di memoria, come è accaduto lo scorso anno nel trentennale delle stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio quando “La Sicilia” ha portato fra i banchi magistrati, prefetti e protagonisti della storia recente dell’isola.
La scuola e l’informazione di qualità devono camminare insieme. Ne sono convinto. Per questo sono al lavoro per rilanciare il contributo per l’acquisto di abbonamenti a quotidiani, periodici e riviste nelle scuole, rendendo l’accesso più facile di quanto sia stato finora e la misura aggiornata alle nuove abitudini digitali dei ragazzi.
Anche la formazione e l’informazione hanno bisogno l’una dell’altra. E’ così che si possono accendere luci nel difficile percorso che l’editoria sta vivendo. Le radici le abbiamo. Quelle della Sicilia, del vostro giornale e della vostra regione. sono profonde, forti. Con il suo inviato, Livio Messina, il giornale ha raccontato insieme a Tommaso Besozzi, il giallo della morte del bandito Salvatore Giuliano. E’ stata la casa di Candido Cannavò e di Giuseppe Fava – che firmarono reportage sui lazzaretti di Sicilia e sulla mafia dell’entro-terra, sul Belice devastato dal terremoto del 1968 – di Nino Milazzo, che fu anche vicedirettore del Corriere della Sera, e di tanti altri protagonisti del giornalismo che qui si sono formati, come Francesco Merlo. E le radici servono per crescere, per guardare in avanti.
Come ha saputo fare otto anni fa, in occasione del 70esimo anniversario del quotidiano, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito “La Sicilia” «una voce che guarda alle attese di forze vive della società, al lavoro per l’innovazione e il progresso, energie che non rinunciano all’esercizio della critica, impegnate nell’affermazione del principio di legalità. in un contesto spesso difficile».
Alla Direzione. ai giornalisti e al personale del giornale i miei più affettuosi auguri per il vostro lavoro in difesa della libertà di informazione al servizio dei cittadini e dei lettori.
* Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
con delega all’informazione e all’editoria