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L'EDITORIALE

Giorgia Meloni e l’altro giuramento necessario

Cosa avrà pensato prima di arrivare al Colle per essere premier della Nazione e non di una parte di essa

Di Antonello Piraneo |

Lo giuro. La liturgia laica e solenne della nascita del governo è stata tale, anche ieri, tra gli ormai rituali selfie e la maggiore curiosità per la prima volta di un premier donna e, a cascata, di un first gentleman e pure baby sitter, tra gli arazzi e i velluti del Quirinale. «Giuro di essere fedele…», l’incipit della formula sacrale letta con una sbavatura da Giorgia Meloni e poi in successione dalla sua squadra.

Siamo sicuri, convinti, speranzosi – questo sentiment va declinato – che seduta accanto all'autista nel tragitto tra la casa di Mostacciano e il Colle, Giorgia Prima, abbia mentalmente ripetuto più volte altre formule, assolutamente informali ma necessarie  per essere premier della Nazione e non di una parte di essa, per evitare di spaccare il Paese in un momento a dir poco drammatico e per non deludere chi ripone speranze nella determinazione e nella coerenza propria del suo essere donna, a prescindere da bandiere e partiti.

«Intanto giuro – si sarà detta – che non derubricherò mai il 25 Aprile a semplice giornata festiva sapendo che è invece la data fondante di questa democrazia che mi consente oggi di sedere a Palazzo Chigi e che quindi sarò in una piazza, renderò omaggio alla bandiera partigiana della Resistenza, ascolterò chi parlerà dal palco, dal quale vorrò pure io dire qualcosa, e condannerò senza se  e senza ma i quattro scimuniti – so che ci saranno –  che ne approfitteranno per agitare le acque, col braccio alzato e magari pure la camicia nera. “Ragà mo’ smettetela, la Storia prima che la politica ha seppellito il fascismo”, gli dirò. Perché lo penso davvero, non per convenienza e convenzione». 

«Poi giuro – avrà continuato a rimuginare andando al Colle – che proprio in quanto donna difenderò i diritti di tutte le donne, non azzerando la legge sull'aborto ma migliorando la “194” per esempio sui consultori pubblici. Giuro quindi che la delega alla Natalità non implica un dietrofront sul diritto all'autodeterminazione della maternità secondo la legge vigente ma vuole essere un aiuto alla formazione di una famiglia, perché anche l'ultima proiezione Istat indica una paurosa desertificazione dell’Italia nel 2050. E, certo, giuro che una famiglia non ortodossa non mi farà venire l’orticaria ma che nel rispetto delle cose della vita garantirò anche a questo nucleo dignità».

«Giuro che di fronte a due bambini poco più che neonati che muoiono carbonizzati per un incendio sul barcone che li portava dalla periferia del mondo in cui sono nati in un altro mondo sperato e sognato dai loro genitori, giuro che di fronte al ripetersi di simili tragedie come madre piangerò e come capo di governo lotterò in Europa perché l'Italia non venga lasciata sola a fronteggiare un esodo biblico che nessun blocco navale potrà mai  fermare (giuro che lo dirò a Matteo)».

«Giuro che credo alla centralità del Sud per lo sviluppo dell’Italia intera e che quelle assegnate a Nello Musumeci non sono un risarcimento per il mancato bis – io però non dimentico – ma  le ritengo davvero strategiche perché in sinergia con gli altri dicasteri competenti nella stagione del Pnrr facciano cambiare volto al Mezzogiorno e agli oltre 8.300 km di coste». 

«Giuro che non mi farò tirare la giacca (del tailleur) da Berlusconi, che non farò promesse impossibili per i nostri bilanci e che quando dovessero esagerare non guarderò soltanto ai sondaggi che mi danno in ulteriore crescita». 

«Giuro che “sovranità alimentare” è soltanto una variante lessicale rispetto a “prodotti tipici” e “Made in Italy” e non una deriva sovranista tout court perché so bene che l’Unione Europea non è un ostacolo ma la nostra naturale e fondamentale interfaccia».

Ecco, siccome sappiamo che Giorgia Meloni ha giurato dentro di sé su tutte queste cose, noi giuriamo  che nei confronti del suo  governo di centrodestra, di destracentro, insomma di destra, non avremo nessun pregiudizio. Quindi buon lavoro a Giorgia Prima e buona fortuna all’Italia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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