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Difendersi dai crimini informatici e dalla loro dimensione transnazionale

L’attacco informatico di cui è rimasta vittima la società che cura l’edicola digitale di questo giornale costituisce un’occasione per riflettere sulla dimensione transnazionale e sulla complessità dei problemi che ne sono coinvolti

Di Salvatore Aleo* |

L’attacco informatico di cui è rimasta vittima la società che cura l’edicola digitale di questo giornale costituisce un’occasione per riflettere sulla dimensione transnazionale e sulla complessità dei problemi che ne sono coinvolti.I crimini informatici sono caratterizzati da una contraddizione. Da una parte, sono commessi con l’idea che gli autori siano più difficilmente rintracciabili, in confronto agli altri tipi di reati. Dall’altra, in linea di principio, dovrebbe essere vero addirittura il contrario, perché questi fatti lasciano tracce informatiche, oggettivamente rilevabili, che si tratta solo di scoprire. In realtà, ciò risulta particolarmente difficile, innanzitutto perché i sistemi e i meccanismi che vi sono coinvolti si trovano in paesi diversi, spesso lontani, con discipline giuridiche e assetti politici diversi.Il problema riguarda, dunque, le tecnologie informatiche e la globalizzazione. Questi due possono essere considerati aspetti essenziali, se non addirittura principali, del fenomeno cosiddetto di decodificazione, della perdita di centralità, e di sufficienza, del sistema nazionale dei codici.I codici, che possono essere considerati fra le costruzioni più importanti della modernità, sono stati creati nell’Ottocento al sorgere e nello sviluppo degli Stati nazionali, degli Stati che si andavano costruendo attorno all’identità nazionale.La crisi di questo assetto appare oggi evidentissima, pure da diversi punti di vista e in relazione a diversi principi e valori, e appare altrettanto difficile da affrontare.La crisi riguarda in modo particolare la cultura occidentale e l’intero assetto della modernità.Il mondo si trova in grande difficoltà rispetto all’entità dei problemi, posti innanzitutto dalla dimensione transnazionale di tutte le attività umane, quindi dalle tecnologie della comunicazione e della globalizzazione.Da una parte, risultano assolutamente insufficienti tutte le metodiche di tipo nazionale, dall’altra, le risposte integrate sono difficili, deperibili e provvisorie. Difficili, perché si tratta di far dialogare e mettere d’accordo culture e istituzioni diverse e anche spesso assai lontane. Deperibili e provvisorie, perché legate a contingenze mutevoli, a persone e gruppi che cambiano e sono destinati a cambiare continuamente, come gli assetti politici.Queste occasioni impongono dunque la riflessione sull’insufficienza dei sistemi nazionali: dei sistemi politico-istituzionali, dei sistemi di gestione e difesa, dei sistemi culturali in senso ampio.Altri grandi terreni di verifica di queste difficoltà sono quelli che riguardano i movimenti di capitali e le problematiche della criminalità organizzata, sui quali le possibilità concrete di risposta e di successo sono legate al dialogo e alla collaborazione fra i diversi sistemi e assetti giuridici e istituzionali.Temi più generali riguardano la delocalizzazione delle attività d’impresa, i relativi oneri fiscali e il sostegno economico dello Stato sociale.Le aziende sfruttano queste differenze e vi sono Paesi che se ne avvantaggiano costituendo protezioni e assenze di comunicazioni per gli illeciti tanto fiscali come pure informatici. E il problema principale diventa quindi quello della comunicazione, nonché collaborazione fra gli Stati.Da queste premesse possono trarsi alcune considerazioni di carattere metodologico.La prima considerazione riguarda l’ingenuità di chi crede, o mostra di credere, o fa finta di credere, che un giorno faremo (faranno, o farebbero, perché io non ci sarei comunque) il codice dell’Europa e poi quello del mondo. Non sarà così, più essenzialmente il mondo sarà regolato dal dialogo e dalla capacità di dialogo, fra gli addetti ai lavori degli assetti istituzionali.La seconda considerazione di carattere metodologico riguarda il fatto che nella globalizzazione i sistemi giuridici e istituzionali più formalizzati e rigidi incontrano più difficoltà di dialogare e trovare mediazioni con le differenze, e quindi sono destinati a rompersi più facilmente, in confronto ai sistemi più flessibili, meno formalizzati: questi hanno più capacità di evolversi, in relazione sia ai casi concreti che al mutare dei contesti, di dialogare e adattarsi alle differenze.In generale appare opportuno limitarsi alle regole del gioco. Le regole dei giochi di carte sono stabili perché sganciate da qualsiasi interesse, sono cioè puramente convenzionali.Un’altra considerazione è che le garanzie vanno cercate non (o non solo e non tanto) nei termini della dimensione formale della legge, che definisce soglie: la soglia del delitto e la soglia dell’intervento statale; ma piuttosto e soprattutto in termini di teoria e modelli di argomentazione, di possibilità e criteri di verificabilità empirica delle valutazioni che stanno alla base delle decisioni e costituiscono l’essenza dei giudizi.In un certo senso, come insegnano la democrazia e le vicende che vi sono connesse, può dirsi che la complessità stessa del sistema costituisca, in questo quadro, la garanzia migliore, più efficace e fondata, strutturale: legata, dunque, alla necessità del dialogo e della collaborazione fra soggetti e istituzioni diversi e lontani. Lontani fisicamente, culturalmente, politicamente.La giurisdizione europea, che costituisce una risposta alla dimensione transnazionale delle attività innanzitutto economiche, crea livelli d’interferenza con le giurisdizioni nazionali, e l’efficacia dipende, soprattutto se considerata nel tempo, in prospettiva temporale, innanzitutto dalla credibilità delle decisioni e dalla validità delle argomentazioni poste a sostegno dei provvedimenti giurisdizionali.Il senso di smarrimento, di incertezza e perfino di angoscia, che possono provocare le considerazioni precedenti può trovare una risposta nella volontà di progresso della civiltà, e della collaborazione fra tutti.

L’attacco a una società che fornisce servizi digitali a questa testata occasione per riflettere sui confini della giurisdizione di fronte alla modernità.

*ordinario in quiescenza di Diritto Penale Università di CataniaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA