Scrivendo queste righe crediamo di interpretare un sentimento comune ai tanti catanesi che hanno a cuore le sorti di questa martoriata città in una delicatissima fase della sua storia. Catania è allo sbando, ferma al palo, bloccata nei suoi gangli nevralgici. La “sospensione” del sindaco Pogliese comporta, a catena, una serie di conseguenze deleterie. Gli assessorati, giocoforza, sono in stand by (chi decide cosa?), il Consiglio comunale arranca e intanto la crisi economica morde, il Covid non dà ancora tregua, il sogno di una ritrovata normalità si allontana giorno dopo giorno.
E i risultati sono visibili. Basta fare un giro per rendersi conto che la marcia intrapresa è quella del gambero, mentre bisognerebbe correre per recuperare il terreno perduto negli anni passati e mettersi al passo con il resto del Paese, che certo non aspetta. Perdere anche il treno della ripartenza (e quindi le risorse vitali del Pnrr) sarebbe esiziale e inaccettabile per la decima città d’Italia.
Questa aura di incertezza annebbia i contorni di ogni cosa, questo stare sulla graticola rischia di “bruciare” quel poco o tanto di buono che è stato fatto per rimettersi in riga.
È il momento di decidere cosa fare di questa città prima di perderla per sempre. In questo senso la vicenda Pfizer è emblematica perché, a supporto della battaglia di lavoratori e sindacati, dovrebbe esserci un’amministrazione forte e determinata. Così come è indicativa l’agonia del Catania calcio, scrigno di passioni destinate a spegnersi.
Quindi fate presto, se potete. Questo limbo ci sta uccidendo.