La smentita – per un giornale e, più in particolare, per un giornalista – è uno sgradevole incidente di percorso, un fastidioso effetto collaterale del mestiere: la si accetta, ma se non arriva è meglio. Ma stavolta il nostro desiderio è essere smentiti.
Con i fatti, non a parole.
La prima cosa che viene in mente leggendo i dati del sondaggio di Demopolis che certifica il (pessimo) giudizio dei catanesi sulla propria città è che questo sarà l’ennesimo messaggio nella bottiglia gettato nel mare del “chissenefrega”.
Sì, certo, la qualità della vita è pessima (e per 8 catanesi su 10 è peggiorata nell’ultimo decennio) e i punti dolenti sono la sporcizia e il diffuso senso di insicurezza. Dettaglio agghiacciante: più che dalla mafia (41%), i catanesi sono impauriti dalla microcriminalità (70%). E viene da citare il pluricitato tttraffico di Johnny Stecchino: un cruccio, così come la qualità delle strade, per oltre il 60%i, dato comunque superiore all’allarme per la criminalità organizzata.
La scoperta dell’acqua calda riscaldata. Per i catanesi l’elenco degli «ambiti più problematici del vivere» (citiamo la domanda principale del sondaggio) è tanto noto da sfiorare il banale.
Il punto, però, non è la diagnosi.
Ma la qualità della cura.
In una città malata cronica ci sono medici all’altezza della situazione? Il monito dell’arcivescovo sulla buona politica rischia di rimanere un elettroshock in un manicomio. Non a caso, per più della metà degli intervistati, la rinascita invocata da Renna resta una chimera.
E allora smentiteci.
Cari candidati, raccogliete il segnale di profondo disagio. Fate vostra l’agenda delle priorità che i catanesi consegnano al prossimo sindaco. Costruite una proposta seria per la città, selezionando la classe dirigente non con un “concorsone” in cui fa più punteggio la quantità d’iscritti al Caf che la qualità delle persone. Parlate, anche litigando, di programmi e non di poltrone.
Sì, smentiteci.
Smentite l’amara profezia che anche quest’analisi – in una città compiaciuta del suo essere irredimibile – sia l’ennesimo spreco di tempo e di energia.
Tanto con i fogli del giornale l’indomani, si diceva una volta, ci si avvolge già il pesce. Eppure, cantava De Gregori, qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure. E noi saremo qui a ricordarvelo. Prima, durante e dopo la campagna elettorale.