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Capaci, celebrare il 23 maggio ogni giorno

Il rischio della ritualità è forte quando si tratta di ricordare una data, un fatto, una persona che ha fatto la storia dell’Italia, figurarsi se per un ideale alto ha pure sacrificato la propria vita. È fortissimo quando si fa memoria della strage di Capaci, di Giovanni Falcone

Di Antonello Piraneo |

Il rischio della ritualità è forte quando si tratta di ricordare una data, un fatto, una persona che ha fatto la storia dell’Italia, figurarsi se per un ideale alto ha pure sacrificato la propria vita. È fortissimo quando si fa memoria della strage di Capaci, di Giovanni Falcone. Perfetto simbolo – ovviamente da morto – per lavarsi la coscienza con il detersivo di una presenza davanti a una lapide, di uno sguardo compito ascoltando la tromba che suona il “silenzio”. Però è anche vero che il 23 maggio va ricordato sempre, quindi anche 32 anni dopo quel terrificante sabato pomeriggio in cui l’Italia tutta, e non solo la Sicilia, perse definitivamente l’apparente innocenza di chi non aveva percezione di cosa fosse capace Cosa Nostra con i suoi agganci nei Palazzi, pur avendo pianto altri servitori dello Stato e altre vittime innocenti, pur avendo visto altro sangue: “Palermo come Beirut” titolava “L’Ora” già nove anni prima del ’92 per dare il senso dell’attentato al giudice Rocco Chinnici.

Come fare memoria, allora, schivando il più possibile la retorica della celebrazione? Intanto omaggiando quei Caduti ogni giorno. Non si può essere convinti assertori della legalità per 24 massimo 48 ore, e poi ricominciare a zigzagare fra piccole e grandi illegalità, favoritismi, spingendo sui pedali della prepotenza, fino a prendere la scorciatoia dell’intimidazione, diretta oppure obliqua qui e stavolta non rileva davvero.

Per fare questo, perché il 23 Maggio sia ogni giorno, serve essere semplicemente cittadini consapevoli, rispettosi delle regole, oltre a sventolare agende di un qualsiasi colore per reclamare quella verità che manca ma senza autoproclamarsi custodi dell’antimafiosità e paladini della legalità. Anche perché in Sicilia, dal sistema Montante in giù e in su abbiamo visto quanto sia stato facile (ri)farsi una verginità celando peccati non veniali. Trappole in cui siamo caduti anche noi quando, cercando simboli di impegno civile, chiedemmo una testimonianza alla dirigente scolastica di un istituto nella frontiera dello Zen di Palermo, la stessa dirigente – si sarebbe scoperto dopo – che faceva la “cresta” persino sugli snack destinati alla scuola che guidava con il vessillo dell’educazione alla correttezza.Partiamo dai ragazzi, allora. Affidiamo a loro, ai “ragazzi di quartiere”, le nostre pagine, e non a caso debuttiamo dalla data spartiacque che ricorda Capaci. Questa testata, infatti, ha il privilegio di condividere con l’“Osservatorio metropolitano sulla dispersione scolastica e la devianza minorile” promosso dalla Prefettura di Catania, un’iniziativa multidisciplinare che passa anche attraverso la diffusione della “cultura” della “in-formazione”, ovvero informare e formare, e che in qualche maniera fa da sponda al progetto “Liberi di scegliere”, voluto già in Calabria e adesso in Sicilia dall’attuale presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania, Roberto Di Bella.

Sull’edizione cartacea de La Sicilia, d’intesa con chi siede al tavolo dell’Osservatorio, c’è una sorta di “numero zero” in proiezione di ciò che sarà nel prossimo anno scolastico: un appuntamento fisso con gli articoli scritti dalle alunne e dagli alunni di alcune scuole dei quartieri “a rischio” dopo incontri tematici, nel corso dei quali (seguiti dai nostri giornalisti) avranno modo di confrontarsi con rappresentanti delle Istituzioni, ma anche con campioni e cantanti.

Così nelle pagine troverete intanto le riflessioni sulla legalità – magari ingenue, magari un po’ costruite insieme con gli insegnanti cui tanta gratitudine – di chi frequenta ancora le elementari e le medie e soltanto dopo le cronache “adulte” sull’anniversario della strage di Capaci. Non vuole essere una scelta ruffiana, ma l’esemplificazione di cosa vuole essere questo progetto che mette al centro le troppe periferie di una città, Catania, attraverso le pagine di un quotidiano che ogni giorno, ormai da quasi ottant’anni, racconta il territorio in tutte le sfaccettature che la vita offre.

L’iniziativa coinvolgerà anche un gruppo di detenuti dell’Istituto Penale Minorile. E se anche soltanto uno di questi giovani ancora meno fortunati che incontreremo a Bicocca diventerà cittadino attivo e pienamente libero, allora sì che avremo scritto l’articolo più bello. Con la firma della città tutta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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