Editoriali
Allarme scuola, l’ascensore sociale che non funziona
A distanza di oltre cinquant’anni il fenomeno dell’abbandono scolastico rimane un problema esplosivo
«Se si perde loro la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Con questa dura denuncia don Lorenzo Milani e i suoi ragazzi, nel ’67, alzavano il velo sulla drammatica realtà della scuola italiana che malgrado l’obbligo fino alla terza media continuava a escludere una larga parte dei bimbi e dei ragazzi poveri.
A distanza di oltre cinquant’anni il fenomeno dell’abbandono scolastico rimane un problema esplosivo. Nel 2022, ha lasciato gli studi senza un diploma di scuola secondaria l’11,5 dei ragazzi, ma nel Mezzogiorno la percentuale sale al 15,1% e tocca il massimo in Sicilia (18,8%) e in Campania (16,1%). Non è dunque un caso se il Comitato nazionale per il Centenario della nascita di don Lorenzo Milani (1923-2023) organizza il primo appuntamento nazionale mettendo al centro la piaga della povertà educativa e scegliendo di farlo a Catania, la città tra i più alti tassi di dispersione scolastica in Europa.
Una scelta coerente con la testimonianza del Priore di Barbiana che ha speso la sua vita in una originale esperienza di riscatto dei più poveri fondata sull’istruzione per tutti.Fin dai primi anni di sacerdozio, don Lorenzo capisce che per combattere la miseria materiale e spirituale dei suoi parrocchiani è necessario sconfiggere l’ignoranza. «Solo la lingua fa uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui». Scriveva sul “Giornale del Mattino” nel 1956: «Chiamo uomo chi è padrone della sua lingua».
La scuola è lo strumento per superare degrado ed emarginazione, il luogo in cui formare cittadine e cittadini sovrani, consapevoli dei loro diritti, capaci di assumersi a loro volta responsabilità verso gli altri, perché «il problema degli altri è eguale al mio». A Barbiana costruisce una comunità educante che non scarta nessuno: «La scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose». La scuola totale di don Milani – a tempo pieno, senza vacanze né ricreazione – è difficile da riprodurre. Ma la sua pedagogia critica e democratica e la sua idea di educazione emancipatrice non può essere considerata un’utopia del passato. Al contrario, il messaggio che voleva lanciare continua a sfidarci sui nostri ritardi e le nostre omissioni, perché permangono ancora oggi molti problemi che don Milani aveva segnalato, tra cui appunto la questione dell’integrazione, le varie povertà educative e, appunto, la dispersione scolastica.
La scuola italiana non è più un ascensore sociale. In Europa siamo il fanalino di coda per numero di laureati e 1 milione 700 mila giovani non studia e non lavora. Le competenze acquisite dipendono dal reddito delle famiglie, basta guardare il profilo sociale di diplomati e laureati. Ma la scuola deve promuovere l’uguaglianza non la selezione, la crescita solidale non la competizione, l’integrazione non l’emarginazione. E per farlo deve avere più cura e più attenzioni verso chi è in difficoltà o svantaggiato. Quella cura che aveva don Lorenzo quando cercava casa per casa i ragazzi che non volevano più studiare e convinceva i genitori a mandarli alla sua scuola anziché nei campi o in fabbrica a lavorare.Il Presidente Mattarella ha ricordato che «la scuola è per tutti e di tutti. Non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari», è un patrimonio comune del Paese e come tale deve essere riconosciuta.
Devono farlo le famiglie, mettendo l’istruzione dei figli in cima alle loro preoccupazioni; deve farlo il corpo docente adeguatamente retribuito e nuovamente orgoglioso del proprio ruolo. Deve farlo la politica assicurando al sistema pubblico risorse adeguate e scelte coerenti con i principi della Costituzione.Anche noi daremo il nostro contributo per rafforzare questo fondamentale pilastro della convivenza democratica. Lo faremo a Catania insieme a tanti importanti protagonisti ed esperti del mondo della scuola, convinti con don Milani che «è più onesto dire che tutti i ragazzi nascono eguali e se in seguito non lo sono più, è colpa nostra e dobbiamo rimediare».
*Presidente Comitato Centenario Don MilaniCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA