MILANO, 06 APR – Il Progetto Italia, il piano
lanciato da Webuild per creare un grande player delle
infrastrutture con una presenza prevalente in Italia, è ormai
completato. L’atto che sancisce la fine di un lungo percorso
iniziato nel 2019 con l’annuncio dell’amministratore delegato
dell’allora Salini Impregilo, Pietro Salini, è il deposito del
nuovo statuto sociale presso il registro delle imprese. Proprio
il completamento del Progetto Italia, con il consolidamento nel
mercato interno, raggiunto anche grazie ad acquisizioni come
quella di Astaldi e di Cossi, ha permesso di aumentare la
presenza in Italia. A fine 2021 l’Italia rappresenta il 48% del
backlog (ordini ancora da soddisfare) totale del gruppo e il 32%
del fatturato complessivo, con oltre 5 miliardi di nuovi ordini
acquisiti nel 2021, ai livelli degli altri grandi competitor
europei. È l’effetto del Progetto Italia, che arriva a
coinvolgere una filiera di 8.000 aziende fornitrici, assicurando
la continuità sui progetti strategici per il Paese, e creando in
Italia un valore di occupazione complessiva tra diretti e terzi
pari a 16.100 persone nel 2021. Un processo che ha subito
un’ulteriore accelerazione con il Pnrr (Piano nazionale di
ripresa e resilienza, che, insieme al ministero delle
Infrastrutture e della mobilità sostenibile, ha previsto 24
miliardi di euro di investimenti sulle grandi opere.
Lo statuto fotografa dimensioni e portata di un gruppo, nato
anche dall’ingresso nell’azionariato di Cdp Equity e delle
principali istituzioni finanziarie del Paese (Intesa Sanpaolo,
Unicredit, Banco Bpm), che nel 2019 hanno firmato accordi di
investimento, per un’operazione che ha visto Webuild raggiungere
nel 2021 ricavi per 6,7 miliardi di euro e 11,3 miliardi di
nuovi ordini su un portafoglio ordini complessivo di 45,4
miliardi.