Menfi. Ore di attesa e di naturale preoccupazione per migliaia di produttori italiani di vino. È in corso negli Usa la consultazione avviata dal Dipartimento del Commercio americano con la pubblicazione di una lista di prodotti che potrebbero essere colpiti da nuovi dazi, fino al 100 % del valore della merce. L’elenco contiene numerosi prodotti vitivinicoli di tutti gli Stati membri, Italia compresa.
Mentre l’Unione Italiana Vini da settimane è impegnata a sollecitare istituzioni nazionali ed europee per dialogare con il governo americano e scongiurare un possibile gravissimo danno nei confronti del vino italiano che negli ultimi anni ha elevato la qualità e incrementato le esportazioni, dalla Sicilia parte anche la mobilitazione dei piccoli produttori, quelli cosiddetti “indipendenti” che con la loro produzione di nicchia si sono fatti spazio tra i grandi colossi economici delle maggiori cantine.
Una di questi “vignaioli”, Marilena Barbera, di Menfi, amministratrice di un’azienda agricola biologica che pratica la vinificazione naturale ed è fermamente convinta del suo progetto di rispetto del territorio, ha riunito 100 piccole aziende vitivinicole indipendenti presenti nel territorio italiano e promosso una petizione on line che in pochi giorni ha raccolto 5mila adesioni.
«Il problema dei dazi sul vino europeo disposto dagli Usa non riguarda solo le cantine, cioè i produttori che imbottigliano il vino con il proprio marchio – dice Marilena Barbera – ma riguarda tutti. I danni che potrebbero subire proprio i contadini rischiano di essere incalcolabili. Per questo chiediamo una mobilitazione dal basso ancora più forte, ancora più capillare».
La petizione è promossa on line su change.org ed è indirizzata al ministro delle Politiche agricole Alimentari e Forestali guidato da Teresa Bellanova. «L’aumento dei dazi americani sul vino proveniente dall’Ue sarà una catastrofe senza precedenti – affermano i vignaioli indipendenti italiani – il mondo del vino sarà sconvolto: dalle vigne ai ristoranti dove i vini vengono distribuiti e serviti da centinaia di piccole e medie imprese. Le dispute tra Ue e Usa nulla hanno a che vedere con il mondo del vino e sopratutto perché mai, nella storia, guerre commerciali a colpi di dazi hanno portato progresso, prosperità e pace». Oltre alla mobilitazione dei piccoli produttori, in queste ore c’ è un’intensa attività svolta dalle associazioni di categoria. L’Unione Italiana Vini da settimane sta dando vita, insieme con un’azione di lobbying verso il Congresso, anche a un’imponente campagna di comunicazione social, in coordinamento con gli importatori Usa delle aziende italiane, verso i consumatori americani e gli operatori della filiera, affinché partecipino alla consultazione pubblica facendo sentire la loro voce all’Amministrazione Usa.