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Successo per la prima edizione di Vinitaly.Usa a Chicago

Presenti 1.650 etichette di oltre 230 cantine e 7 regioni

Di Redazione |

VERONA, 22 OTT – Più di 1.500 operatori professionali – buyer, importatori, distributori, canale horeca – in due giorni hanno incontrato la proposta di 1.650 etichette di oltre 230 cantine e 7 regioni – Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Sardegna, Umbria, Veneto – e preso parte a 30 eventi tra masterclass, degustazioni e incontri di approfondimento del mercato. Sono i numeri della prima edizione di Vinitaly. USA, organizzata da Veronafiere e Fiere Italiane in collaborazione con ITA-Italian Trade Agency, che ha chiuso ieri sera al Navy Pier di Chicago, dedicata esclusivamente all’incontro tra domanda internazionale e offerta di prodotti italiani che rappresentano un terzo delle importazioni complessive di vino degli USA (1,5 miliardi di dollari su 4,5 totali). “Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati per questo primo passo negli USA: numero e qualità delle cantine partecipanti; promozione coordinata e unitaria fra regioni, camere di commercio, Ice, consolati, ambasciata con Maeci e Masaf che hanno lavorato con noi nella stessa direzione per portare operatori professionali qualificati nell’interesse esclusivo delle aziende – ha sottolineato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo -. A questi, si aggiunge il non meno importante obiettivo di aver selezionato nuovi buyer e importatori da invitare al prossimo Vinitaly di Verona”. “Con Vinitaly.USA completiamo la geografia dei nostri eventi fieristici dedicati al vino e ora siamo presenti in Nord America, oltre che in Asia, Balcani e Sud America – ha aggiunto L’ad Maurizio Danese -. A questi, si aggiungono in media ogni anno 15 tappe tra roadshow e preview in mercati strategici che ricomprendono altre città degli USA, Giappone, Corea del Sud, Cina, Nord e Centro Europa”. Veronafiere, come ha evidenziato il dg Adolfo Rebughini, ha scelto Chicago “perché è un crocevia di molti scambi commerciali degli USA che sono un mercato complesso per le diverse regole sulle importazioni”.

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