Sicilia e Calabria, i 3 interventi irrinunciabili per unire l’Italia

Di Redazione / 21 Febbraio 2021

PALERMO – Una rete ferroviaria ad alta velocità, sulle direttrici Salerno-Villa San Giovanni/Reggio e Messina-Catania-Palermo, con treni che possano raggiungere i 300 chilometri all’ora per coprire il tragitto dalla Calabria a Roma in tre ore e collegare in un’ora e mezza le tre grandi città siciliane. Una “smart road” del Meridione con il completamento del sistema autostradale Palermo-Salerno sia da un punto di vista dell’infrastruttura fisica sia digitale, attraverso l’uso di sensori e tecnologie moderne che consentano una manutenzione 4.0. Il potenziamento dei porti commerciali di Gioia Tauro e Augusta con nuove infrastrutture lato mare e lato terra, nonché la realizzazione di un unico Port community system.

Ecco i tre interventi sui trasporti di Sicilia e Calabria che, secondo gli studi condotti da un gruppo di docenti delle Università delle due regioni, non possono mancare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): ovvero il documento del governo nazionale che comprende gli investimenti che l’Italia vuole realizzare coi fondi europei di Next Generation per ripartire dopo la pandemia di Covid-19.

I professori ordinari di trasporti e di costruzioni di strade, ferrovie e aeroporti degli Atenei siciliani e calabresi entrano nel dibattito sul riparto delle somme del Piano nazionale di ripresa e resilienza denunciando innanzitutto che sotto il 41° parallelo, quello che congiunge Napoli a Bari, non c’è niente: «La lettura della bozza del 12 gennaio induce a pensare che le regioni a Sud del 41° parallelo siano un vuoto a perdere per le quali manca un piano e qualunque progetto». Eppure, aggiungono, «queste aree del Paese sono quelle a più alto rischio di povertà di tutta Europa: non della sola Italia».

Di fronte ad un’esclusione senza precedenti – peraltro non giustificata dai parametri stabiliti dall’Ue per l’assegnazione delle risorse del Recovery fund – il mondo accademico si mobilita con un documento, a disposizione degli organi decisori, che verrà presentato venerdì nel corso di un webinar dal titolo “Sicilia e Calabria: i 3 interventi sui trasporti che non possono mancare nel Pnrr”.

«Senza il Mezzogiorno – mettono nero su bianco Gaetano Bosurgi (Università di Messina), Salvatore Damiano Cafiso (Università di Catania) Anna Granà (Università di Palermo), Massimo Di Gangi (Università di Messina), Demetrio C. Festa (Università della Calabria), Matteo Ignaccolo (Università di Catania), Francesco Russo (Università Mediterranea di Reggio Calabria) e Giovanni Tesoriere (Kore di Enna) – l’Italia, in forza dei parametri stabiliti dall’Europa, avrebbe avuto soltanto 98 miliardi di euro. È quindi per la presenza del Mezzogiorno, con le sue debolezze, che l’impegno europeo è di 209 miliardi di risorse del Recovery fund. I 112 miliardi in più dovrebbero essere destinati al Sud, ma purtroppo non è così».

L’idea però che regioni come Sicilia e Calabria vengano “scippate” di fondi vitali per rilanciare il sistema infrastrutturale non va giù ai docenti esperti in campo trasportistico, che hanno confezionato un vero e proprio dossier di denuncia e di proposta. Con tanto di dettagli sugli interventi e stime su investimenti (molti dei quali a costi ridotti), che potrebbero «determinare importanti ricadute sulla mobilità e sulla economia del Meridione».

Strade, ferrovie e porti sono le direttrici su cui si muove la strategia suggerita al mondo politico e al governo nazionale. «Il sistema complessivo dei trasporti e della mobilità per Sicilia e Calabria – si legge nel documento – appare irrisolto e non chiaramente compreso relegando il problema all’ormai solito dilemma sulla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, che diventa, come sempre, il focus di ogni discussione, finendo per distrarre da analisi più complessive».

Le analisi più complessive, come le chiamano i docenti siciliani e calabresi, sono condensate in «tre grandi interventi che hanno la caratteristica di realizzabilità entro il 2030 e possono ben trovare collocazione all’interno del Pnrr». Nello specifico, il superamento della marginalità geografica di Sicilia e Calabria si basa sull’introduzione dell’alta velocità e sulla riorganizzazione dei servizi di traghettamento con l’utilizzo di navi ro-ro in grado di consentire anche ai treni Freccia e Italo di varcare lo Stretto; mentre il Ponte «appare necessario in una prospettiva di lungo periodo e non condiziona la realizzabilità degli interventi proposti».

Tra questi viene elencato l’ammodernamento delle tre reti autostradali calabresi (in prossimità di Cosenza, Vibo e Reggio Calabria), «per le quali c’è attualmente solo un programma di manutenzione straordinaria», e in Sicilia il completamento delle opere già previste nel piano regionale dei trasporti. Per quanto riguarda i due grandi porti core dell’estremo sud «risulta necessario procedere – si legge nel documento – al rifinanziamento delle Zes» in aggiunta a una serie di interventi come «l’eliminazione del vincolo paesaggistico sulle aree portuali di Gioia Tauro, la statalizzazione della tratta ferroviaria Rosarno-San Ferdinando, l’inserimento di Santa Panagia nella Autorità portuale della Sicilia Orientale di cui fa parte Augusta e l’approvazione del progetto di bonifica».

Condividi
Pubblicato da:
Redazione
Tag: calabria ferrovie infrastrutture in sicilia next generation recovery fund sicilia strade trasporti università