Sono 60 i comuni siciliani piccoli e medi che hanno presentato e avuto approvati alla fine del 2021 progetti di rigenerazione urbana, per un importo complessivo di 417 milioni di euro nell’ambito del Pnrr. La misura, nella quale sono confluite somme stanziate in precedenza con la legge 160/2019, ha l'obiettivo della riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale e il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale. Ne danno notizia la Cgil e il Sunia siciliani che, con i segretari Angela Biondi e Giusi Milazzo, sottolineano "la grande opportunità che si presenta" assieme alla "preoccupazione che, visto che non c'è stato alcun confronto con le parti sociali e con i comitati e le associazioni dei vari territori, possa essere trascurato l’aspetto sociale". Biondi e Milazzo annunciano dunque l’apertura di vertenze territoriali e la richiesta di "confronto costruttivo" tra le amministrazioni locali, le parti sociali, le associazioni e i comitati che rappresentano i cittadini destinatari degli interventi "per garantire l’efficacia e potenziarne gli effetti".
Tra i comuni capoluogo solo Catania non ha presentato progetti «perdendo questa straordinaria opportunità», hanno commentato amaramente Biondi e Milazzo. Eppure Catania, con i suoi quartieri abbandonati, le periferie dimenticate, la sporcizia dilagante, le strade colabrodo, l'assenza di centri di aggregazione culturale avrebbe avuto tanto bisogno di questi progetti di rigenerazione urbana e di riduzione del degrado.
«La pandemia – hanno spiegato – ha reso le disuguaglianze sociali ancora più evidenti ha acuito i fenomeni di deprivazione economica e di disagio sociale. Un intervento di questo genere può avere un impatto più che positivo dunque sul tessuto economico sociale in genere, migliorando le condizioni del vivere e dell’abitare di chi soffre situazioni di disagio e sull'occupazione del settore edile e non solo».