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Regione e la “cura dimagrante” sulle partecipate “succhiasoldi” tra tagli e concorsi

L’assessore all’Economia Armao: «Già rilevanti le riduzioni di spesa». Le altre liquidazioni (Spi) e fusioni (Sicilia Digitale con Pst, Sas in Resais). E all’Ars la norma sblocca-assunzioni: «Serve un cambio generazionale»

Di Mario Barresi |

Da un lato «una razionalizzazione e una riorganizzazione, con rilevanti riduzioni di spesa». Dall’altro, la possibilità di una deroga al blocco delle assunzioni, con la prospettiva di «un ricambio generazionale», ma sempre nel «rispetto del piano di riduzione dei costi, parte integrante dell’accordo Stato-Regione». Gaetano Armao mette le carte sul tavolo. Sulla giungla delle società partecipate della Regioni, tornate al centro del mirino politico dopo la bufera giudiziaria che ha travolto l’Ast.

L’assessore regionale all’Economia rivendica, «fin dall’inizio della legislatura», una «attenta attività di monitoraggio delle partecipate fino a quel momento fuori controllo». Nonostante le contraddizioni della legge regionale del 2008, che attribuisce a Palazzo d’Orléans il potere di nomina dei vertici lasciando all’Economia l’onere di verificare conti che non sempre quadrano (e agli altri assessorati le verifiche specifiche sui servizi, l’assessore ricorda sia «il rafforzamento del cosiddetto controllo analogo attraverso interventi normativi e puntuali atti d’indirizzo» sia «il controllo sistematico sui singoli atti», con l’amara consapevolezza che «si può controllare ciò che non è occultato o talvolta falsificato: in questi casi proporremo le azioni di responsabilità per gli amministratori». Si parte dal bilancio dei risultati che Armao ritiene aver conseguito. Come l’avvenuta liquidazione di Cape, la società (49% della Regione) che gestiva l’omonimo fondo d’investimento di private equity.

La stessa sorte che sta per toccare a Sicilia Patrimonio Immobiliare, fonte inesauribile di rogne (e di perdite per centinaia di milioni): «La liquidazione definitiva è adesso affidata ad un parere dell’Avvocatura dello Stato». Poi c’è l’incorporazione di Riscossione Sicilia (nel frattempo la Regione ha vinto un primo contenzioso di 75 milioni con Montepaschi) in Agenzia delle Entrate, «con 300 milioni dallo Stato per quest’operazione, più o meno quanto mancò allora per salvare il Banco di Sicilia». E, sempre in tema di nuova mappa, la nascita di Irca, dove si sono fuse Ircac e Crias, verso l’effettiva operatività con un nuovo statuto e 70 milioni di fondi Ue in dote. “Doppioni” che si uniscono come nell’imminente caso di Sas, «già conferita a Resais, che procederà all’incorporazione dopo l’esito del contenzioso tributario per cui è già stata fissata l’udienza in Cassazione».

Un caso a parte è Sicilia Digitale (ex Sicilia e- Servizi), simbolo del disastro siciliano, pronta a unirsi a Società Interporti Siciliani, in nome di «una concentrazione fra gli asset del digitale e della logistica, che in tutta Europa è già in re ipsa», a conclusione di una complicata operazione di salvataggio. In ballo c’è un piano di riequilibrio, in un percorso delineato d’intesa con l’Avvocatura dello Stato, con una moratoria sui debiti della società, ma anche l’esito di un contenzioso fra i due ex soci (Engineering-Accenture) che chiedono 12 milioni a Sicilia Digitale, a sua volta creditrice di 74,5 milioni di mancati trasferimenti della Regione. Un ginepraio giuridico-finanziario, in parte ereditato, che Armao conta di risolvere per «la piena operatività di una società decisiva, a maggior ragione con il Pnrr, per lo sviluppo dell’Isola».

Quasi quanto l’Irfis, diventato il più strategico degli enti, «destinatario di quasi 400 milioni di risorse regionali ed europee» e «protagonista di accordi con Cassa Depositi e Prestiti e Credito sportivo e di sinergie su Venture capitale e fondi per le imprese». Tagliare i rami secchi, potenziare le realtà che meritano. Questa, in sintesi, la strategia di Armao. In un contesto in cui è decisivo poter ricominciare ad assumere, «fermi restando i vincoli dell’accordo con lo Stato, nel quale la Regione s’è impegnata a un progressivo e sostanziale risparmio sui costi delle partecipate». In gioco, adesso, c’è «una norma complementare alle variazioni di bilancio», approvata dalla giunta Musumeci e trasmessa alla commissione Bilancio dell’Ars. «Servono alcune sostituzioni essenziali per far funzionare le società», alla base quanto al vertice della piramide delle risorse umane. Con il via libera dall’Ars «ogni società dovrà presentare il suo piano, del quale saranno verificate l’efficacia e la compatibilità con gli equilibri di bilancio». L’effetto atteso è quello di «rilanciare l’intero panorama delle partecipate». Valorizzando «gli asset su cui punta il governo regionale». Uno su tutti: Irfis, per il quale Armao conferma che è in corso la «costituzione del ramo d’azienda con un’attività di assistenza tecnica». E una selezione imminente per circa 80 unità da impiegare a tempo determinato. Con i concorsi che saranno autorizzati si potrà «evitare il perpetuarsi di situazioni-ponte che non possono essere mantenute a regime». Ad esempio le reggenze dei facenti funzione, come nel caso di Lorenza Giardina, direttore generale di Irca.

Un argomento, quest’ultimo, che apre il vaso di Pandora dell’Ast. L’assessore, «visto che c’è un’inchiesta giudiziaria in corso», non entra in dettagli troppo specifici. Armao, oltre a rivendicare «gli atti molto chiari di controllo dell’assessorato, che emergono dall’inchiesta», si limita ad aggiungere che «abbiamo bloccato le iniziative di Ast non concordate con con la Regione, socio unico, come quella della compagnia aerea». Nessuna voglia di entrare nel verminaio dei raccomandati nelle assunzioni di interinali. Né sulla «chiara esigenza di cessazione dal servizio» dell’ormai ex direttore della società dei bus, Ugo Fiduccia, finito ai domiciliari. Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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