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Psr 2007/13 per l'agricoltura, la Sicilia

Psr 2007/13 per l’agricoltura, la Sicilia spende il 98% ma restituisce 21 milioni

I dati dell'Agea, la nostra isola tra luci e ombre

Di Mario Barresi |

CATANIA. La buona notizia è che la Sicilia ha speso oltre il 98% delle risorse del Piano di sviluppo rurale 2007/13. La notizia meno buona è che comunque tornano a Bruxelles 21,5 milioni. Soldi che potevano essere spesi (soprattutto dai Comuni) e che invece dobbiamo restituire all’Unione europea. Con più di una lezione da imparare, nel pieno della nuova programmazione 2014/20, per evitare di ripetere gli stessi errori in futuro. Dati Agea: speso il 98,32% Partiamo dai dati aggiornati. Fonte: Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), organismo pagatore accreditato a livello nazionale, che comunicherà nei prossimi giorni il report alla Regione.

Ma possiamo anticipare che l’importo finale che Palermo sta per restituire all’Europa sul Psr è di 21.586.635,41 euro. Il plafond complessivo della programmazione agricola dello scorso settennio era di 2 miliardi e 185 milioni di euro, ma si tratta di una cifra comprensiva di tutti i cofinanziamenti pubblici, inclusi quelli statali e regionali. Le risorse comunitarie, attinte dal Feasr (Fondo europeo per lo sviluppo rurale), ammontano a 1 miliardo e 279 milioni di euro. Dunque la percentuale di spesa siciliana va calcolata su quest’ultimo dato: 98,32% circa.

I 21,5 milioni sono così suddivisi fra le varie parti del Psr: la fetta più consistente – 14.980.417,95 euro – riguarda l’asse 3 (“Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale”); poi vanno considerati i 4.874.618,97 euro dell’asse 4 (“Attuazione dell’approccio Leader”); da restituire 1.727.255,01 euro per l’assistenza tecnica; pochissimi spiccioli, appena 4.343,13 euro non spesi nell’asse 2 (“Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”), che evidentemente è quello che ha funzionato meglio.

I 21,5 milioni non spesi nell’Isola, però, rappresentano il 24,2% dei soldi che l’Italia restituisce all’Ue. E cioè: poco meno di un quarto degli 89.031.063,38 euro complessivamente non spesi nel Psr 2007/13 sono soldi destinati alla Sicilia. Peggio di noi, comunque, ha fatto la Campania: 35.955.419,97 euro (il 40,3% della quota nazionale non spesa) disimpegnati dall’Agea. La Via: «Ecco cosa non va» «Pur ammettendo che la quota finale di spesa supera il 98%, bisogna interrogarsi sul perché stiamo restituendo all’Europa un gruzzoletto di 21 milioni e mezzo in un settore così strategico come l’agricoltura».

L’eurodeputato Giovanni La Via (Ncd-Ppe) riflette sulla parte, seppur minima in percentuale, del bicchiere vuoto. Soprattutto in vista delle scelte sulla prossima programmazione del settennio 2014/20. La Via parte da «un primo dato tecnico». Ovvero: «L’asse che ha sofferto di più è stato il terzo, che ha registrato una mancata spesa di quasi 15 milioni. Questa parte del Psr è quella che riguarda più da vicino gli enti locali, soprattutto i Comuni, e il loro rapporto con la Regione, che a questo punto ha sbagliato a non riprogrammare le risorse (l’operazione era possibile su un massimo del 5% della disponibilità di ogni singolo asse, ndr) negli assi e nelle misure del Piano con maggiore capacità di spesa». Il «dato politico» sul quale l’europarlamentare catanese riflette è «ancora una volta la Regione non è stata capace di spendere tutte le risorse comunitarie», un dato che «dovrebbe essere analizzato dal presidente e dall’assessore all’Agricoltura».

Con un elemento legato al ruolo e dunque alla responsabilità: «La programmazione del Prs in Sicilia ha avuto, sin dall’inizio e tranne qualche mese di esperienza assessoriale, lo stesso dirigente generale». Il riferimento, seppur senza nominarla, è a Sara Barresi. Anche se è comunque apprezzabile lo sforzo, soprattutto negli ultimi due anni, per recuperare un ritardo che sembrava destinato a produrre un disimpegno di risorse ben più consistente. Il nuovo Psr 2014/20 E allora cosa si può fare per arrivare al 100% di spesa, ma soprattutto a un uso quanto più qualificato di risorse, per il periodo 2014/20? La Via, partendo dalle note dolenti del Psr appena andato in archivio, lancia delle proposte.

«Prima ancora di sbandierara la nuova programmazione come l’ultimo strumento di salvezza per l’agricoltura siciliana, bisognerebbe riflettere su alcuni cambiamenti. Mi riferisco ad esempio all’utilizzo di “costi standard” nelle misure di investimento delle imprese, per evitare ai nostri agricoltori complicazioni amministrative e tempi lunghissimi per la rendicontazione. L’altro elemento di innovazione dovrebbe essere un canale differenziato fra progetti grandi e piccoli. Ci sono stati casi di imprese che hanno richiesto il contributo a settembre 2011, ottenendo il provvedimento nel settembre 2015 con obbligo di spendere le somme entro la fine dell’anno: un’assurdità. E allora un modo efficace per evitare casi come questo sarebbe prevedere una procedura “a sportello” per i progetti di minore importo, lasciando a quelli economicamente più rilevanti l’onere di sostenere bandi e gradutatorie con le annesse complicazioni burocratiche». Infine, considerato che «le misure che hanno registrato la percentuale più alta di disimpegno riguardano i comuni», l’europarlamentare del Ppe suggerisce una «revisione delle procedure, perché le condizioni di cassa dei nostri enti locali non consentono di anticipare fondi che l’Europa poi restituirà» e dunque «bisogna prevedere un fondo regionale per permettere delle anticipazioni evitando di mettere i comuni nella condizione di rinunciare, di fatto, a somme che non sono in grado di spendere». La Regione, comunque, sta già pensando alle strategie per il nuovo Piano di sviluppo rurale. In un recente focus promosso a Catania dall’unico eurodeputato siciliano della commissione Agricoltura a Bruxelles, Michela Giuffrida (PdPse), l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, ha dato appuntamento a tutti gli interlocutori per «scrivere assieme le regole» del Psr, «armandosi più di carta e penna che di parole».

La Regione, il 22 febbraio, riunirà il comitato di sorveglianza per la scelta dei criteri di selezione. Nei due mesi precedenti «un confronto con tutti, nessuno escluso». Cracolici ha annunciato alcuni cambi di passo nella programmazione 2014/20: graduatorie stop&go con bandi quadrimestrali o al massimo semestrali in cui «sarà abolita la parola proroga»; tavolo con le banche «per un sistema di prossimità»; rilancio del tema dell’acqua «per estendere la superficie irrigata». Eppure, come sostiene Cracolici, «il problema non è spendere, ma spendere bene». L’uso delle risorse comunitarie «non è solo un’azione contabile, ma deve essere accompagnata da una “visione” e non dalla corsa alle risorse solo l’ultimo anno, per non perdere i soldi». In prospettiva ci sono 2,2 miliardi finanziamento pubblico complessivo disponibile per il 2014/20 (1,3 miliardi Ue, più 612 milioni di cofinanziamento statale e 262 regionale). «Per migliorare le cose, dobbiamo tutti prefiggerci obiettivi comuni e perseguirli.

Bisogna fare squadra – ha detto Giuffrida – per difendere gli interessi siciliani, rispettare le regole e al contempo continuare a chiedere ulteriore semplificazione, conoscere tutte le opportunità, e sono tante, che il Psr offre, spendere presto e spendere bene». E per facilitare questo incrocio fra le richieste dell’Europa e i “compiti a casa” della Sicilia, nel 2016, l’eurodeputato del Pd porterà in Sicilia la commissione Agricoltura, presieduta da Phil Hogan.

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