L'INTERVISTA
Ponte sullo Stretto, Salini: «Pronti a rinunciare alle penali, ecco come lo costruiremo»
L'amministratore delegato di Webuild: «È un’opera che giustifica l’intero investimento sull’alta velocità ferroviaria. Quindi è qualcosa che prima o poi bisognerà fare»
Sul palco del cantiere ferroviario declama un concetto – quello del «cambio storico che dà ai giovani una prospettiva diversa» – scandendo con cura le parole per renderle solenni. Poi Pietro webuiSalini, amministratore delegato di WeBuild (già Salini-Impregilo, capofila di Eurolink, contraente generale del Ponte sullo Stretto), parla del progetto con La Sicilia. «È un’opera che giustifica l’intero investimento sull’alta velocità ferroviaria. Quindi è qualcosa che prima o poi bisognerà fare», dice.
Le lancette del progetto definitivo sono però ferme al 2011: va aggiornato. C’è qualcosa che la preoccupa circa la rivisitazione economica e tecnica?
«No, perché sono tutte cose risolvibili. Questo è un progetto che è stato controllato e verificato dai migliori ingegneri al mondo, abbiamo la migliore ingegneria del mondo. Mi preoccupa di più un Paese che leva i contratti per legge a dei privati, senza indennizzo. Mi preoccuperebbe di più un Paese che consideri questo normale invece di ripristinare la legalità».
Siete pronti a rinunciare all’indennizzo sul tavolo, per fare il Ponte?
«È ovvio. È normale che se si dovesse riprendere il nostro contratto, cesserebbe la materia del contendere e tutto sarebbe risolto dalla continuazione dei lavori».
Quello sullo Stretto sarebbe il ponte a campata unica più grande del mondo, Avete uomini, tecniche e materiali per poterlo realizzare?
«Penso di sì. WeBuild ha fatto più di mille chilometri di ponti nel mondo, ha realizzato i più grandi ponti nel mondo, due punti sul Bosforo, il ponte strallato più lungo sul Danubio, non ci sono difficoltà tecniche. Il problema semmai è fare una scelta politica nei tempi necessari alla politica».
È sicuro che il ponte ad un’unica campata non creerà problemi per il passaggio dei treni, visto che oggi il più lungo al mondo su cui passa una ferrovia è di 1,5 chilometri e quello sullo Stretto sarebbe quasi il doppio?
«Lei non deve guardare le dimensioni in scala, perché qualsiasi modello, se i materiali lo consentono, può essere costruito su tutte le scale. Non pensate che è il più lungo del mondo, pensate che è la necessità e a questa si applica la tecnologia. In pratica fino a ora non è stato fatto non perché non sia fattibile, ma perché non si è presentata questa necessità da altre parti».
Non le preoccupa nemmeno la profondità dello Stretto di Messina?
«Nel Mare del Nord, con fondali bassi, non è necessario fare ponti strallati e si fanno quelio più semplici che costano meno, ma quando, come sullo Stretto, abbiamo acqua veloce e profonda, con grandi difficoltà a fare fondazioni all’interno dell’alveo, con tutte le conseguenze anche di carattere ecologico, allora si aggirano queste condizioni con tecnologie che risolvono tutti i problemi».
Ci dà una stima economica e temporale per la costruzione del ponte?
«No, è un tema che affronteremo dopo, quando ci sarà un caso concreto da gestire».
Il ministro Salvini ha parlato di un costo pari a meno di un anno di reddito di cittadinanza, che vale una decina di miliardi. Un indizio l’ha dato…
«Penso un po’ meno di quella cifra…»
E sui tempi?
«Ci vogliono cinque anni per costruirlo, ma dipende molto dalle scelte di carattere amministrativo e burocratico».
Inizio dei lavori?
«Questo non dipende da me, ma dalle scelte che saranno fatte».
Quanta gente lavorerà al ponte?
«Parecchia, circa 15mila persone»
Sarà l’opera più importante che avrete mai costruito?
«No, abbiamo fatto anche il canale di Panama…».
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