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Ponte sullo Stretto, bocciata la class action del fronte del no: ma ci sono ancora 4 procedimenti giudiziari

Cade un altro ostacolo verso l'apertura dei cantieri. I favorevoli all'opera fano sentire la loro voce: «Ormai è solo questione di tempo»

Di Redazione |

Sembra cadere un altro ostacolo sulla strada verso la costruzione del Ponte sullo Stretto Il Tribunale delle Imprese di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso dei 104 cittadini che avevano mosso un’azione inibitoria collettiva contro la Stretto di Messina Spa, in quanto non vi è ancora un progetto definitivo. Lo hanno rivelato fonti legali.

Ai 104 cittadini se ne erano contrapposti 139 (originariamente 140) a favore del Ponte, il cui intervento è asua volta stato dichiarato inammissibile.

Nella sentenza, il Tribunale di Roma ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese di giudizio in favore di Stretto di Messina nella misura di circa 240mila euro oltre oneri di legge.

La sentenza del Tribunale di Roma «è un importante risultato», ha detto l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci. «Sin dall’inizio eravamo fiduciosi sull’esito avendo rilevato i motivi dell’inammissibilità e con la consapevolezza che l’obiettivo dei ricorrenti fosse unicamente quello di rallentare le procedure in corso e le prossime scadenze del progetto – ha aggiunto Ciucci -. Valutazione che ha trovato riscontro nella sentenza che ha rilevato motivazioni “del tutto evanescenti ed ipotetiche in assenza di alcun effettivo danno ambientale”, mancando perfino le prove di residenza dei ricorrenti nei luoghi di costruzione del ponte».

«Ci tengo a sottolineare che abbiamo sempre cercato e privilegiato il dialogo con il territorio – ha detto ancora Ciucci – nell’obiettivo individuare le migliori forme di collaborazione affinché la realizzazione dell’opera rappresenti un valore condiviso e questo continua ad essere il nostro modo di operare. Ricordo inoltre i 140 cittadini, in prevalenza residenti nei comuni di Messina e Reggio Calabria, che hanno depositato un intervento volontario per contrastare l’iniziativa giudiziaria della ‘class action’».

Non è finita

Restano però altri fronti giudiziari che potrebbero rallentare l’apertura dei cantieri altri nodi, in questo caso giudiziari. Ora sono 4 i procedimenti in corso legati all’opera. Due sono i contenziosi che vedono contrapposti il consorzio Eurolink e la Parson Transportation alla società Stretto di Messina – il primo con udienza in Corte d’Appello a giugno, il secondo il 20 gennaio prossimo – e che potrebbero rallentare l’avvio dei lavori.

Poi ci sono i due ricorsi al Tar del Lazio. Uno presentato da Legambiente, Lipu e Wwf Italia, l’altro dai comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni, entrambi contro il parere favorevole con prescrizioni sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via). Per le associazioni – che portano motivazioni di carattere ambientale – la trattazione non sarà urgente, mentre per quella dei Comuni – che difendono anche gli interessi dei cittadini le cui proprietà sono oggetto di esproprio – si procederà con un’udienza il 14 gennaio.

Al di là degli aspetti giudiziari l’iter per l’opera prevede che, una volta avuto l’ok del Cipess – il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile presieduto dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni -, parta il programma dei lavori. Anzitutto con le operazioni propedeutiche alla cantierizzazione, la risoluzione delle interferenze, la bonifica dei territori da ordigni bellici, essendo entrambe le sponde state bombardate nel ’43. Andranno anche effettuate indagini archeologiche, geognostiche e geotecniche. Dunque, saranno predisposti i campi base.

Gli espropri saranno eseguiti in relazione allo stato di avanzamento del cantiere, che dovrebbe essere avviato entro il 2025. Quanto all’apertura definitiva del Ponte al traffico stradale e ferroviario, secondo le previsioni dovrebbe avvenire entro il 2032.

E in vista dell’ok del Cipess, anche le associazioni di cittadini favorevoli al Ponte fanno sentire la loro voce. «Dopo il parere favorevole della Commissione Via, l’approvazione del progetto definitivo e del piano economico da parte del Cipess per il via libero definitivo e l’avvio degli espropri e dei cantieri, è solo una questione di tempo – dice l’avvocato Fernando Rizzo, presidente della Rete Civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno -. Infatti il parere non favorevole su uno solo degli ambiti della Vinca, quello relativo alla interferenza del passaggio degli uccelli rapaci da Dinnamare alla costa Viola, non determina affatto per come propagato dagli integralisti dell’ambientalismo antiscientifico, l’interruzione del progetto, ma solo la necessità di specificare i motivi di rilevante interesse pubblico che giustificano la realizzazione dell’opera, adottando le misure compensative e dandone comunicazione al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio specificando l’intervento mitigativo a tutela dei rapaci migratori». Rizzo ricorda che «i regolamenti europei tengono infatti conto dei vantaggi per la riduzione dell’inquinamento ambientale con la riduzione di Co2, ossidi di piombo e zolfo, a tutela della salute dell’uomo e quale esigenze di primaria importanza per l’ambiente nella transizione ecologica con il passaggio dagli inquinanti combustibili di navi ed aerei, ai treni elettrici ad alta velocità».

«Il ponte sullo Stretto come elemento di connessione al Corridoio Scandinavo Mediterraneo – sottolinea Rizzo – è stato dichiarato opera di preminente interesse pubblico e pertanto, si applica la normativa derogatoria per le infrastrutture di preminente interesse nazionale. Ma il ponte non è solo di interesse pubblico ma anche di interesse europeo inserito nella rete TEN-T ad Alta Capacità e persino già finanziato dalla Ue».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA