la crisi
Petrolio non russo per salvare la raffineria di Priolo (e 10 mila posti di lavoro)
Dal 5 dicembre stop al greggio di Mosca. Lukoil ha rifiutato una proposta da un fondo Usa per rilevate l'impianto. Le parole del ministro Urso
«Pensiamo che l’azienda possa reperire petrolio da altri paesi» grazie anche «alle misure che eventualmente dovremo realizzare». Il ministro per le imprese e il made in Italy Adolfo Urso ribadisce a Rainews24 la volontà del Governo di salvare l’impianto di raffinazione della Isab Lukoil di Priolo, nel Siracusano, che secondo il ministro siciliano «deve continuare a produrre», salvaguardando «il lavoro di quasi 10mila famiglie».
Le raffinerie garantiscono il 26 per cento della produzione italiana, con mille dipendenti diretti, oltre ai tremila dell’indotto. Nella raffineria di Priolo, la seconda più grande d’Italia e la quinta in Europa, al momento arriva solo petrolio russo perché le banche creditrici hanno smesso di fornire le garanzie di cui la raffineria ha bisogno per acquistare petrolio da fornitori alternativi. Venerdì scorso è arrivata la cosiddetta «comfort letter» del Comitato per la sicurezza finanziaria del Mef, nella quale viene chiarito che Isab, Lukoil Italia, Litasco e Oao Lukoil, non sono oggetto di sanzioni da parte dell’Unione europea.
Ma l’unico intervento concreto potrebbe avvenire estendendo le garanzie prestate ex lege dalla Sace, società controllata dal ministero dell’Economia attiva nell’assicurazione dei crediti anche all’Isab per garantire le banche. Roberto Alosi, segretario provinciale Cgil commenta così le dichiarazioni di Urso: "Perché la Lukoil possa approvvigionarsi di greggio da altri Paesi che non siano la Russia è necessario che si riaprano le linee di credito bancario ad oggi bloccate nonostante la lettera di rassicurazione di una settimana fa alle banche».
«Fino a quel momento la Lukoil non può acquisire greggio dal libero mercato – aggiunge – Questo l’ultimo carico di greggio è stato commissionato lunedì 7 e arriva dalla Russia. Ci vogliono 15 giorni prima che arrivi il carico in Sicilia. Senza materia prima l’impianto non potrà essere in marcia. Il ministro Urso, che è consapevole della scadenza del 5 dicembre e dei 10mila lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, deve trovare una soluzione strutturale che nel giro di qualche giorno consenta alla Lukoil di acquisire greggio, magari con un istituto garantito dal Governo che possa rassicurare le banche».
«Sappiamo che il 5 dicembre scattano le sanzioni sul petrolio russo – ha detto ancora Urso – Poi sarà l’azienda a decidere se continuare o vendere l’asset ma l’obiettivo del governo e delle parti sociali è che l’azienda continui a produrre». In realtà sono necessari almeno venti giorni dall’acquisto del greggio all’arrivo del carico proveniente da altri Paesi, quindi mancano una decina di giorni prima della probabile chiusura. Le dichiarazioni del ministro arrivano nel giorno in cui il Financial Times scrive che la Lukoil ha respinto un’offerta di acquisto della raffineria di Priolo da parte di un fondo di private equity Usa, la Crossbridge Energy Partners.
Il trader Vitol si era offerto di finanziare l’operazione di Crossbridge che eviterebbe «la nazionalizzazione dello stabilimento siciliano» su cui incombe l’avvio delle sanzioni sul petrolio russo dal 5 dicembre. La cessione a un proprietario non russo, scrive il quotidiano, permetterebbe allo stabilimento di cercare fonti alternative di greggio.
E il presidente della regione, Renato Schifani, dopo aver incontrato a Palazzo d’Orléans il direttore generale della Lukoil Eugene Maniakhine e il vice presidente Isab-Lukoil Claudio Geraci, martedì prossimo dovrebbe incontrare a Roma il ministro Urso. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA