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Paradosso Sicilia, l’Isola avrà bisogno di 350.000 lavoratori ma non si trovano: già oggi 70.000 posti vacanti

Ecco il fabbisogno di personale da qui al 2027: la cifra coincide con il numero di disoccupati

Di Michele Guccione |

La metà dei posti di lavoro, in Italia e in Sicilia, resta vacante nonostante vi siano milioni di disoccupati. Riguardo all’Isola, pur avendo circa 350mila persone da occupare, ogni anno non si riesce a soddisfare la richiesta di circa 70mila unità di personale. Come se non bastasse, da qui al 2027 il Paese avrà bisogno di 3,8 milioni di lavoratori, di cui 350 mila in Sicilia. Con questo trend c’è il rischio che questi lavoratori non si trovino. Infatti, se in periodi normali non si riesce a collocare i nostri disoccupati, o si farà ricorso ai migranti oppure l’economia andrà al collasso.

Il bollettino

Ogni mese pubblichiamo il bollettino Excelsior, redatto da Unioncamere e Anpal, relativo alle offerte di lavoro delle aziende e alla difficoltà di trovare candidati idonei. Ormai è un dato costante: quasi la metà dei posti di lavoro resta vacante. Non è solo un grave paradosso per un Paese che ha fame di lavoro e milioni di disoccupati costretti a emigrare, soprattutto dal Sud e dalla Sicilia. Adesso, nel resoconto annuale, Unioncamere e Anpal hanno anche calcolato che la difficoltà di reperimento del personale è costata all’Italia fino a 38 miliardi di euro nel 2022.

La zavorra

È una zavorra per lo sviluppo dell’economia il fatto che non si riesca a fare incontrare la domanda e l’offerta di lavoro. Da un lato, le imprese lamentano la carente preparazione dei candidati; c’è poi di base una spesa in scuola, università e formazione che non è finalizzata alle reali esigenze del mondo produttivo, ormai vocate alla digitalizzazione e alla sempre maggiore specializzazione.

In più, c’è la crisi dei Centri per l’impiego, che a quattro anni dalla legge sul Reddito di cittadinanza che ha finanziato un piano nazionale di rilancio di queste strutture, mancano ancora di una piattaforma unica di incontro domanda-offerta, di dotazioni informatiche e di personale. In Sicilia, come certificato il mese scorso dall’Anpal, gli investimenti in acquisti di dotazioni informatiche sono del tutto insufficienti. E la Sicilia, nell’audizione della scorsa settimana del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è risultata una delle uniche quattro Regioni a non avere ancora assunto i vincitori di concorso. Solo ieri i primi 161 hanno firmato il contratto ed entreranno in servizio a metà maggio.

Il mercato

Con queste forti tare alle spalle il mercato del lavoro adesso deve affrontare un’altra sfida drammatica: tra il 2023 e il 2027 l’intero mercato del lavoro italiano (privato e pubblico) avrà bisogno di circa 3,8 milioni di lavoratori, il 72% dei quali (2,7 milioni) dovrà sostituire occupati in uscita dal mercato del lavoro per pensionamento. Fra il 2023 e il 2027 la Sicilia avrà bisogno di 251.400 unità (+3,5%), pari al 6,6% del totale nazionale. E, per effetto dell’espansione economica che sarà determinata dalla spesa dei fondi del “Pnrr” in progetti e opere pubbliche, la nuova occupazione in Italia entro il 2027 subirà un’espansione di un milione di unità. In Sicilia questa espansione sarà pari a 96.600 unità aggiuntive (il 9% del totale nazionale).

A livello nazionale in questo stesso periodo bisognerà sostituire 2,7 milioni di lavoratori che andranno in pensione, in Sicilia saranno 154.800, di cui 63.800 nel settore privato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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