LE RIPERCUSSIONI
Nella notte l’Ue mette l’embargo sul petrolio russo, una “mazzata” per l’Isab-Lukoil di Priolo
La raffineria siracusana, la più grande d'Italia - resterà a secco e potrebbe essere costretta a chiudere. L'impianto e il suo indotto sono la principale fonte di occupazione nell'area
Nella notte l'Ue raggiunge l’accordo sull'embargo al petrolio russo, parte del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina che sarà finalizzato domani dagli ambasciatori dei 27 a Bruxelles: stop immediato al greggio che arriva dalla Russia all’Ue via mare, rinviato invece l’embargo a quello trasportato da oleodotti. Prevista l’adozione di «misure d’emergenza» nel caso di interruzione delle forniture.
«Benvenuta decisione dei leader UE di vietare il petrolio russo. L’embargo al petrolio russo deciso dal Consiglio europeo è una decisione storica per paralizzare la macchina da guerra di Putin», ha affermato l’alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell. Ma la decisione non rischia di paralizzare solo l'esercito di Putin. La decisione di Bruxelles avrà ripercussioni anche in Italia e soprattutto in Sicilia.
Negli ultimi mesi l'export di petrolio russo verso l'Italia era infatti quadruplicato rispetto allo scorso anno. E due terzi di questo flusso arrivavano nel porto siciliano di Augusta, dove giungono le petroliere che riforniscono l'impianto di raffinazione dell'Isab di Priolo, società controllata dalla russa Lukoil. A maggio – secondo quanto riportato in un articolo del Financial Times sull'edizione online sulla base di informazioni della Kpler, società di raccolta dati sulle materie prime, la Russia ha esportato circa 450 mila barili al giorno di greggio verso l'Italia, oltre quattro volte di più rispetto allo scorso febbraio e il quantitativo più alto dal 2013.
La raffineria Isab di Priolo – la più grande d'Italia – e il suo indotto sono la principale fonte di occupazione nell'area, oltre a dare un importante contributo al Pil della Sicilia, e – secondo quanto affermato sul quotidiano finanziario Simone Tagliapietra, esperto del think-tank di Bruegel – con l'embargo sul petrolio russo la raffineria resterà a secco e sarebbe costretta a chiudere. «In questo caso – ha osservato Tagliapietra – in considerazione dell'impatto sulla sicurezza energetica e i posti di lavoro, potrebbe essere necessario procedere a una temporanea nazionalizzazione di questi asset». Per salvaguardare i posti di lavoro, il governo dovrebbe quindi commissariare e nazionalizzare la raffineria controllata dai russi.
L'aumento dell'import di petrolio russo all'Isab di Priolo è legato proprio agli effetti indesiderati delle sanzioni. La raffineria del polo petroliero siracusanooggi lavora infatti esclusivamente petrolio russo, l'unica opzione possibile perché le banche internazionali non fanno credito alle società che fanno capo a Mosca. Fino a pochi mesi fa, invece, la Lukoil si approvvigionava su altri mercati per una quota ben superiore alla metà delle proprie esigenzei.
L'Italia importa dalla Russia una quota attorno al 10% del proprio fabbisogno, con una riduzione costante negli anni. L'arrivo del greggio avviene integralmente via nave a differenza di Paesi come la Germania che importa via oleodotto una quantità cinque volte superiore.
L'embargo sul petrolio russo approvato dall'Ue mette sul tappeto per l'area di Priolo ripercussioni sociali non di poco conto. In discussione, al momento, ci sono circa diecimila posti di lavoro (fra diretti e indotto) che rappresentano una mina sociale vagante. Isab già lamentava lo stop alle anticipazioni delle fatture da parte del sistema bancario e ciò aveva costretto l’azienda ad acquistare petrolio dalla Russia. Con lo stop al greggio russo la chiusura della raffineria diventa una possibilità sempre più concreta.
Musumeci: «Silenzio assordante da Draghi»
«C'è un silenzio assordante sulla catastrofe occupazionale che potrebbe travolgere parte del petrolchimico di Priolo, con l’embargo e la conseguente paralisi della Isab» ha scritto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, su Facebook, commentando la decisione dell’Ue sul petrolio russo trasportato via mare. «Il mio governo – aggiunge il governatore – ha compiuto atti, chiesto la deliberazione dell’area di crisi complessa, proposto investimenti, invocato chiarezza. Lo ha riconosciuto anche Lucrezia Reichlin in un intervento sul Corriere, evidenziando come proprio in Sicilia potrebbe essere scritta una pagina importante sul tema della transizione e della sovranità energetica. Ma dal governo Draghi nessuna risposta. È tempo che Roma – osserva Musumeci – ci metta la faccia e affronti il problema: chiederò ancora una volta un vertice urgente e mi aspetto una immediata convocazione. Faccio appello al ministro Giorgetti che conosco come persona seria e fattiva». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA