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Nel risiko degli aeroporti siciliani ora Trapani corteggia Catania e Comiso

Di Mariza D'Anna |

TRAPANI – La presenza del presidente della Regione Musumeci, a Erice per gli Stati generali del turismo, ha offerto l’occasione per affrontare ciò che più di ogni altra questione sta a cuore al territorio che, orfano di Ryanair, è finito in ginocchio, conoscendo dopo la stagione dell’oro quella dell’oblio. L’assoggettamento dello scalo, sic et simpliciter, alla compagnia irlandese, e poi l’impossibilità per i Comuni a far fronte al contratto onerosissimo di co-marketing, si sono rivelati un boomerang per la provincia che ha subìto una netta contrazione del flusso turistico.

I dati li ha offerti Rosalia D’Alì, presidente del Distretto turistico della Sicilia occidentale e assessore al Turismo del Comune capoluogo: Trapani -20%, San Vito -9%, Erice -58,1%, Castellammare -12,4%. «Allarmanti – dice D’Alì – soprattutto se rapportati a quelli regionali: la Sicilia ha avuto un calo dell’1% di presenze turistiche nel 2018, rispetto al 2017». E per l’anno in corso si attendono numeri peggiori. Da qui, in questi mesi, il malcontento diffuso si è fatto protesta grazie ad un movimento spontaneo che ha avviato una petizione – che ha raggiunto oltre ventimila firme – dal nome emblematico in tempi elettorali: “#sevolovoto”.

La contrazione dei voli che ha “desertificato” l’aeroporto, ha detto Rosalia D’Alì «ha messo in ginocchio operatori del settore, titolari di B&b, ristoranti, alberghi e tutti coloro che avevano investito energie e soldi» e oggi sul lastrico. I tentativi di rilanciare Birgi attraverso la società di gestione Airgest (a capitale regionale) sono falliti tutti. Anzi oggi anche il direttore Paolo Angius, che aveva paventato la messa in liquidazione della società, stoppata dal presidente Musumeci, è pronto far le valigie dopo aver ricevuto un avviso di garanzia e si attende un nuovo direttore per il quale ha Regione si è messa al lavoro. Nell’ottica del “da soli non si può” e dei rapporti controversi e contrapposti con lo scalo di Palermo e con il sindaco Leoluca Orlando, ogni ipotesi di rilancio si è arrestata.

Sul perchè a Palermo non convenga fare sinergia con Trapani (come invece accade con Catania e Comiso), sul monopolio del traffico aereo della Sicilia occidentale ormai conquistato dallo scalo palermitano, sui tentativi di allontanamento di Birgi, e ancora sul ragionamento che le piste trapanesi sono militari prestate all’aviazione civile e su quanto altro, i rapporti si sono incancreniti. E quindi, dopo il fallimento dell’operazione sinergica con Palermo, la riflessione e la reazione di Rosalia D’Alì, è stata: «Rafforziamo i collegamenti tra gli aeroporti e i territori, tra aeroporti e aeroporti, tra territori e territori, in una logica di intermodalità. Non troviamo una soluzione per collaborare con Palermo? Considereremo l’ipotesi di una cooperazione con Catania e Comiso». Potrebbe essere dice D’Alì, «una soluzione, anche transitoria o di emergenza, in attesa del nuovo rilancio di Birgi». 

All’idea di un marchio «west Sicily» si sta lavorando ma ciò su cui dovrebbe essere elementare mettersi d’accordo – e l’operazione non sembrerebbe complicata – sarebbe eliminare gli ostacoli primi, quelli insiti nel sistema dei trasporti su gomma, che oggi in modo ridicolo si caratterizzano per la scarsa frequenza e l’eccessiva onerosità. Birgi non è collegato come dovrebbe con lo scalo di Palermo che si trova a soli 70 chilometri, se si pensa che l’ultimo autobus utile parte alle 16. Allora il sistema di collegamenti realizzando anche un sistema di biglietto integrato che colleghi l’aeroporto di Palermo alla provincia di Trapani, che propone D’Alì, diventa il terreno su cui lavorare per evitare una Sicilia frazionata a segmenti, all’interno dei quali ognuno pensa solo per sè.

La Regione però non ha ancora perso le speranze di un accordo fra gli aeroporti di Trapani e Palermo. E Musumeci è stato anche duro nel ribadiròp: «L’aeroporto di Birgi vive perché lo vuole la Regione, che ha tirato fuori decine di milioni. Lasciatemi lavorare, smettetela di fare polemiche, quando invece c’è la possibilità di poter creare una grande società Palermo-Birgi. Questo dovete auguravi. Questa è la mia idea e del governo regionale. Se riusciamo a risolvere questo problema, siamo quasi a cavallo. I turisti arrivano. Speriamo di poterne fare un aeroporto capace di vivere in maniera autonoma. Ma non si dica che i turisti arrivano se c’è l’aeroporto, altrimenti ci vorrebbe un aeroporto in ogni città d’Italia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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