«Il Recovery Fund è un’occasione storica, ma si sta vanificando questa grande opportunità. Io sono preoccupato perchè per il Sud si sta facendo il gioco delle tre carte e vengono finanziate opere che erano già state finanziate con altri strumenti". Lo ha dichiarato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Raffaele Stancanelli, al convegno a Sant'Alessio Siculo su Infrastrutture e trasporti di Sicilia e Calabria tra proposte e soluzioni in vista del Piano Nazionale di Resilienza, organizzato dallo stesso esponente di FdI.
«Sono stati sottratti a Sicilia e Calabria – ha aggiunto – più di 10 miliardi di euro per opere che già esistevano e che ora vengono considerate nel Recovery Fund. Questa situazione non è accettabile, non si possono mortificare così il Sud e la Sicilia. Non è più un problema della Sicilia e della Calabria, ma di tutti e ognuno deve fare la sua parte. Ho messo esperti e governanti a confronto proprio per dare ciascuno un contributo importante per dare concretezza e incisività a questa battaglia».
Sulla stessa lunghezza d'onda l'intervento del sindaco della Città Metropolitana di Messina, Cateno De Luca, secondo il quale «i 200 miliardi assegnati dall’Europa all’Italia servono per portare il Meridione su una condizione di equità rispetto al resto dei territorio del Paese sotto il profilo socio-economico e infrastrutturale, ma abbiamo subito una frode al Meridione nella suddivisione delle risorse rispetto al Centro e al Nord. E’ stato fatto un gioco delle tre carte e la verità inconfutabile è che in elenco sono state inserite anche delle opere che negli ultimi 20 anni non c'è stata la capacità di attuare attraverso vari finanziamenti».
«Cosa avremo alla fine dal Recovery Fund? Forse il 10% – ha aggiunto – rispetto al 75% di partenza che il Meridione doveva avere. Abbiamo scritto a Conte e poi a Draghi, io da sindaco metropolitana non ci sto a farmi prendere in giro. Siamo di fronte alle nefandezze di uno Stato e di una Regione che ragiona come il partito del combinato disposto».
Diversa la posizione del sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, che intervenendo al convegno ha detto che «la Sicilia sta vivendo un momento importante ed è al centro di una prospettiva entusiasmante di investimenti e adesso bisogna avere delle infrastrutture per disporre di collegamenti moderni e poter attrarre investimenti». «Nel 2004 – ha aggiunto il sottosegretario – ci fu un accordo tra l’allora Premier Berlusconi e Gheddafi per la costruzione di un’autostrada e fu una scelta per evitare un continuo flusso di migranti: oggi con il ministro Di Maio, già nel Conte 2, si sta riprendendo quel dialogo ed il governo Draghi sta definendo le ultime questioni.
«Dobbiamo incontrarci con Confindustria Sicilia – ha continuato Cancelleri – e con il presidente dell’Autorità Portuale della Sicilia Occidentale per preparare il terreno in vista di una strada di 4 mila chilometri che necessita di un grande cantiere, ma bisogna sfruttare e infrastrutturare il Porto di Porto Empedocle e le nostra aziende devono essere pronte a poter avere le materie prime e poterle assemblare. E’ un occasione da non perdere. Ma una cosa deve essere chiara: non abbiamo infrastrutture già pronte, le stiamo andando a rincorrere e non possiamo eternamente essere in ritardo e dover recuperare il tempo perduto. In vista del futuro bisogna accelerare, programmare e andare oltre l’approccio emergenziale alle opportunità di sviluppo».
Per il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, «per dare una svolta al Sud e alla Sicilia bisogna prendere delle decisioni e fare le infrastrutture senza bloccarsi nelle lungaggini burocratiche». «"Nel 2005 il governo Berlusconi – ha aggiunto oggi Miccichè al convegno – fece fare l’autostrada Palermo-Messina, progetto che risaliva al 1964 e che noi abbiamo finito in due anni. Quello era un esecutivo meraviglioso che sarebbe dovuto durare 100 anni. Oggi bisogna ripartire da quel modello di governance se davvero si vuole arrivare ad un cambiamento. La Sicilia e il Meridione necessitano di scelte chiare e convinte. Non basta iniziare le opere, le si deve soprattutto completare. Le infrastrutture non sono di Destra o di Sinistra, appartengono a tutti e servono al Paese. Ogni anno perdiamo sette miliardi di investimenti per il Sud. Ci si divide tra chi vuole il Ponte e chi dice no, io sono a favore, ma non è possibile che il problema del Ponte sia, a monte, quello di un iter burocratico interminabile. Si parla della campata e di quali misure dovrebbe essere, ma prima di ciò bisogna espropriare tre piani di un palazzo per poter iniziare i lavori».
«Con il Governo Berlusconi – ha concluso il presidente dell’Ars – a suo tempo abbiamo messo a disposizione 800 milioni per iniziare gli espropri. Oggi siamo ancora fermi e quella fase non è arrivata al compimento. Bisogna decidere, ma prima di tutto semplificare tutte le procedure».